Da questo punto di vista deve stare in “campana” anche il personale sanitario che, arroccato sul principio dell’inamovibilità del “posto pubblico” si sente garantito dalla certezza dello stipendio a prescindere dai criteri di produttività. Quel che si fa fatica a comprendere, è che se si continua di questo passo saranno a rischio anche quei salari, e qualche segnale è già giunto! D’altronde la scure della razionalizzazione ha colpito tutto e tutti, ora non è rimasto altro che colpire gli stipendi. Non si vuole creare allarmismo nei dipendenti della pubblica amministrazione ma di certo la prossima manifestazione di protesta dovrà vedere costoro protagonisti in prima linea, in piazza, insieme a sindacati, partiti, movimenti e cittadini. Non c’è altra via d’uscita. In tutto questo ragionamento poco importa il livello di responsabilità, se del commissario Scura o se del governo regionale, i contribuenti guardano i fatti. E la realtà è che il pubblico fa acqua da tutte le parti.
AI SINDACI IL COMPITO DI DECIDERE
Ma se da un lato vi sono delle responsabilità in capo al governo regionale o nazionale (è in atto uno sciocco scarica barile), dall’altro qualche traccia di corresponsabilità si rinviene nella politica locale, troppo invischiata nelle logiche di campanile. Come nel caso dei presidi di Corigliano e di Rossano: una classe politica autorevole deve saper decidere. Oggi, tra piano di rientro e costi esorbitanti derivanti dalla gestione sanitaria, non è più possibile mantenere in vita ospedali con reparti fotocopia a pochi chilometri gli uni dagli altri. Occorre quindi fare delle scelte: il piano Scura prevede l’area chirurgica a Rossano e l’area medica a Corigliano, mentre la lungodegenza ad Acri. Cosa fare in attesa della realizzazione del nuovo ospedale (se mai si farà)? Occorre decidere e presto. Si chiama coraggio delle scelte, non perdendo di vista l’oggettività delle questioni. L’emergenza d’altronde, per un mero dato di ragionevolezza e buon senso non può essere allocata su un cucuzzolo (ospedale di Corigliano) senza una pista d’atterraggio per l’elisoccorso. La maggior parte degli incidenti avviene sulla 106 jonica: spesso si perde tempo, che in certi casi può valere una vita, per la complessità del tragitto. E’ bene dunque trasferire a Corigliano la cosiddetta area fredda, e l’area calda a Rossano. Così come si rivela sempre più necessario, considerata l’attuale precarietà, rivendicare una piattaforma di elisoccorso omologata al Porto di Corigliano (consente i voli notturni). Ai sindaci dunque il compito di fare quadrato attorno a questi temi, ai quali va detto di meglio utilizzare lo strumento della conferenza dei sindaci alla quale è demandato il potere di indirizzo e di controllo. Un ruolo praticamente perso dopo la soppressione delle vecchie ASL.
Matteo Lauria