Esiste oggi uno spaccato dell’Italia, che, non può non suscitare, da parte di chiunque, una analisi politica accurata. Uno spaccato che spinge a non poche considerazioni non solo i “perdenti “ma anche e soprattutto chi si trova dinanzi a situazioni e scelte certamente delicate e decisive per il futuro del Paese. Era prevedibile che al Nord si verificasse il “pieno “dei consensi da parte del centrodestra, non solo per il forte radicamento dei partiti che ne fanno parte, ma anche per come la “nuova destra” di Matteo Salvini ha saputo “entrare” in un tessuto sociale e produttivo. Ciò che invece è arrivato inaspettato riguarda il centro sud, ove, disoccupazione dilagante, sicurezza, immigrazione ed un sistema fiscale asfissiante avevano certamente annunciato una forte protesta ma non così dirompente. Tra il Nord ed il Sud esiste, però, un minimo comune denominatore per quanto successo, un cordone ombelicale che collega il malcontento, la sfiducia e lo scoraggiamento dei cittadini, cioè una politica dimostratasi inefficiente, falsa, incoerente e inutile da parte di Matteo Renzi e del suo PD, da Nord a Sud. Di tutto ciò, nel partito, nessuno, almeno fino a domenica 4 marzo se ne era mai accorto, o almeno così pareva, infatti, la spavalderia e l’arroganza di Renzi si è dimostrata tale fino alla fine, addirittura scegliendo personalmente i candidati e lasciando qualche “briciola” alle minoranze interne al partito stesso (Emiliano e Orlando). Oggi, però, passato il “Ciclone Monica”, tutti sembrano essersi accorti che le politiche Renziane hanno rappresentato il nulla, il fallimento del centrosinistra e, pertanto, è guerra aperta nel PD. Chi avrebbe mai pensato che la spavalderia e la tracotanza di Matteo Renzi potessero essere spazzate via con tale intensità? Chi avrebbe mai scommesso che tutto il partito gli si sarebbe rivoltato contro isolandolo e addirittura, per molti, già pronti ad issare le vele verso i porti a 5 stelle? Chi avrebbe mai sognato che, lo stesso Renzi, il quale voleva abolire il senato, si potesse trovare eletto senatore di Scandicci? Ebbene tutto ciò è accaduto nello spazio di 24 ore. La cosa più assurda in tutto ciò, non è la annunciata sconfitta storica di una sinistra e della sua classe dirigente che ha portato il paese nel baratro più profondo della crisi, quanto, il fatto che, questi stessi signori, nonostante siano stati massacrati da un elettorato che per tanto tempo ha subito passivamente, si pongano il problema, a solo qualche settimana dall’esito elettorale, di come riprendere qualche poltrona, come entrare nell’occhio del ciclone che li ha spazzati via. Poco importa se i terremotati di Amatrice siano sotto un metro di neve; poco importa se la gente, vittima di un sistema fiscale assurdo si suicida; poco importa se i giovani ogni giorno partono verso altri paesi in cerca di un lavoro; poco importa se una attività commerciale chiude ogni tre minuti. Lo stesso Governatore Oliverio, catapultatosi in campagna elettorale come non mai dal suo insediamento nella città di Corigliano Rossano, l’unica cosa a cui pensato immediatamente dopo la sconfitta, è la raccolta di firme di dirigenti e responsabili di partito per decretare la “decapitazione” del suo Amico Matteo Renzi. E dell’ospedale unico di cui ne ha fatto uno sponsor elettorale? E del personale per il pronto soccorso di Trebisacce? E della riapertura dei lavori circa il mega lotto della SS 106? Come al solito…. Promesse …Bugie…. Parole… Tutto resterà così fino alla prossima campagna elettorale, poi, Oliverio e la sua “cricca” torneranno nei salotti di palazzi della città a dettare “l’agenda delle promesse”. Si cerca ora di attribuire tutte le colpe a Renzi nascondendo la vera causa del fallimento del centrosinistra. Ma, in realtà, il declino dell’Italia tutta, da Nord a Sud, non è solo colpa di politici incapaci e di un Partito Democratico complice di un “sistema ambiguo”, ma di una società che, attaccata ai propri privilegi non ha saputo vedere oltre ai propri interessi piegandosi alle personali offerte della politica e preparando quindi la rovina della collettività. Da queste consultazioni è venuto fuori qualcosa di nuovo, qualcosa che avvia veramente l’Italia nella terza Repubblica con uno scenario assolutamente unico, nuovo. Salvini da una parte, Di Maio dall’altra, hanno ottenuto il risultato che conosciamo perché, bravissimi in campagna elettorale, hanno fatto dei Social un punto di forza, sfidando lo stesso Renzi con le stesse armi da lui usate. Salvini , pur di togliere ogni dubbio a chi ancora sostiene che la sua Lega è la stessa di quella dei suoi predecessori, si è voluto candidare anche in Calabria , laddove i danni procurati dalla sinistra di Oliverio negli anni e da suoi predecessori, sono incalcolabili e, dove, ancora qualcuno grida allo scandalo di una “lega al sud”. Di Maio, contestualmente, cerca in fondo anche lui un miglioramento delle condizioni del Sud con la lotta ai privilegi della politica, all’uguaglianza, o se preferiamo, alla giustizia sociale. Tutti e due hanno oggi il dovere di dar vita al primo governo della Terza Repubblica! In Calabria, al Senato, il movimento 5 stelle conquista 6 seggi dei 10 disponibili, mentre 3 vanno al centrodestra, 1 al centrosinistra. Alla Camera dei Deputati, invece, su 20 parlamentari, 11 vanno ai 5 Stelle, 6 al Centrodestra, 3 al Centrosinistra, 1 a Liberi e Uguali. Un risultato che cambia la geografia politica della Calabria. Nell’attesa che si possa presto dar vita ad un governo del fare, i neoparlamentari, a cui vanno gli auguri di buon lavoro, hanno ora una grande responsabilità. Mai una forza politica ha potuto contare di un “battaglione Politico” così nutrito, pertanto, nella Calabria Tutta, ma soprattutto nell’Area Jonica, ci sono grandi aspettative.