E non è solo e soltanto il nome delle vittime che deve farci sobbalzare dalle poltrone delle nostre sicurezze. È la violenza in sé, sono le azioni criminose ad ogni livello che devono provocare in tutti noi un moto di sdegno e di ribellione. L’intera comunità non può subire, supina e rassegnata, atteggiamenti di cotanta violenza che minano la serenità di un vivere quotidiano già di per sé difficile e faticoso.
Fra qualche giorno avrà inizio il cammino che ci porterà alla festa della Madonna Achiropita, come possiamo pensare di incrociare il suo sguardo materno e di misericordia se il nostro cuore è pieno di odio, rancore e vendetta?
Sia ben chiaro che la fede in Gesù Cristo non può andare a braccetto con arroganza ed atteggiamenti mafiosi. Camorristi, mafiosi e ‘ndranghetisti sono stati scomunicati e non una volta sola. Chi si comporta in questo modo può illudersi di essere cristiano e cattolico ma non lo è!
Proprio per questo non possiamo permettere che sia la paura a governare le nostre vite. Per far sì che ciò accada è necessario un tendersi la mano gli uni gli altri, per procedere insieme e spediti verso il medesimo obiettivo. C’è bisogno di corresponsabilità. Che ognuno assolva ai compiti dettati dal proprio ruolo. Come anche l’ascolto, vero, dei bisogni e delle necessità di una comunità -Corigliano Rossano- che sta muovendo i suoi primi passi come istituzione nuova e perciò giustamente protesa a rivendicare tutte quelle garanzie su cui fondare la sua nuova storia.
La presenza e il dialogo, l’attenzione e il confronto tra le diverse istituzioni civili, militari e religiose possono essere un volano per intraprendere percorsi di speranza. Solo dalla reciprocità, infatti, è possibile trarre le giuste forze ed energie per contrastare, tutti insieme, fenomeni come questi che puntano a spargere il seme della violenza e a confinarci in barricate di silenzio e solitudine.
Comunicato Stampa dell’Arcivescovo Mons. Maurizio Aloise