Il giornalista ed esperto enogastronomico Gianfranco Manfredi ha moderato l’incontro stimolando i due ospiti con riflessioni e provocazioni circa lo stato di abbandono e spopolamento sempre più consistente delle nostre aree interne. Eppure l’incidenza delle aziende agricole che operano sulle zone collinari, montane e pedemontane è importante e il loro lavoro produce una fetta sostanziale dell’economia agricola italiana. Lo ha sottolineato Carmelo Troccoli, riconoscendo alle aree rurali interne una valenza imparagonabile con altre realtà, dove la qualità rimane alta e dove gli stessi produttori sono inevitabilmente espressione di impegno e professionalità considerate le numerose difficoltà con cui hanno a che fare tutti i giorni.
Un ecosistema composto perlopiù da realtà familiari dove i figli seguono le vocazioni dei padri e molto spesso ritornano dai luoghi in cui hanno studiato o iniziato a lavorare in posizioni ragguardevoli per portare le loro competenze al servizio della loro terra d’origine. Piccole realtà da incentivare e valorizzare senza farsi prendere dallo scoramento e dal racconto perennemente negativo delle cose che non funzionano.
Franco Arminio riconosce nello spopolamento un’emorragia da arrestare, ma fa presente come nelle regioni del Nord questo allontanamento dalle zone montuose sia più consistente e più cocente: lì i grandi centri urbani hanno molto di più da offrire perciò i paesini restano quasi tutti in numeri esigui tra i 300/400 abitanti. Al Sud invece i centri rurali mantengono ancora le migliaia di abitanti visto che questa disparità con le città o i centri in pianura non è poi così rilevante. Questo può essere considerato un elemento a favore non di poco conto, che potrebbe essere una buona base di partenza per la crescita delle aree interne.
La Calabria è la terra del futuro arcaico, qui dove gli effetti dell’industrializzazione non sono arrivati, che non ha partecipato a tutti i livelli dello sviluppoUn momento di discussione sul nuovo corso che potrà intraprendere la Calabria e il Meridione è venuto fuori ieri durante il Siluna Fest, i cinque giorni di musica, arte, letteratura e incontri che, alla sua terza edizione, quest’anno si è svolto nel Parco Nazionale della Sila presso l’Azienda Agricola BioSila. Un dialogo su “Campi e paesi” tenutosi tra Franco Arminio, poeta contemporaneo che ha fatto della paesologia un’arma potente per ridare dignità e speranza ai paesi felicemente inoperosi dello Stivale, e Carmelo Troccoli, il Direttore Generale della Fondazione Campagna Amica. Il giornalista ed esperto enogastronomico Gianfranco Manfredi ha moderato l’incontro stimolando i due ospiti con riflessioni e provocazioni circa lo stato di abbandono e spopolamento sempre più consistente delle nostre aree interne. Eppure l’incidenza delle aziende agricole che operano sulle zone collinari, montane e pedemontane è importante e il loro lavoro produce una fetta sostanziale dell’economia agricola italiana. Lo ha sottolineato Carmelo Troccoli, riconoscendo alle aree rurali interne una valenza imparagonabile con altre realtà, dove la qualità rimane alta e dove gli stessi produttori sono inevitabilmente espressione di impegno e professionalità considerate le numerose difficoltà con cui hanno a che fare tutti i giorni. Un ecosistema composto perlopiù da realtà familiari dove i figli seguono le vocazioni dei padri e molto spesso ritornano dai luoghi in cui hanno studiato o iniziato a lavorare in posizioni ragguardevoli per portare le loro competenze al servizio della loro terra d’origine. Piccole realtà da incentivare e valorizzare senza farsi prendere dallo scoramento e dal racconto perennemente negativo delle cose che non funzionano.
Franco Arminio riconosce nello spopolamento un’emorragia da arrestare, ma fa presente come nelle regioni del Nord questo allontanamento dalle zone montuose sia più consistente e più cocente: lì i grandi centri urbani hanno molto di più da offrire perciò i paesini restano quasi tutti in numeri esigui tra i 300/400 abitanti. Al Sud invece i centri rurali mantengono ancora le migliaia di abitanti visto che questa disparità con le città o i centri in pianura non è poi così rilevante. Questo può essere considerato un elemento a favore non di poco conto, che potrebbe essere una buona base di partenza per la crescita delle aree interne.
La Calabria è la terra del futuro arcaico, qui dove gli effetti dell’industrializzazione non sono arrivati, che non ha partecipato a tutti i livelli dello sviluppo, ora, in un’epoca di emergenza climatica e attenzione alle buone pratiche del passato, una terra come la Calabria è avvantaggiata, è la nuova forma di modernità che sarà privilegiata rispetto ad altri territori che, invece, ad oggi sono stati sfruttati pienamente e non hanno più niente da dire. In una società ad alti livelli di atomizzazione sociale in cui i rapporti vengono gestiti dalla convenienza e dal denaro, in una terra che ancora privilegia l’ospitalità e il contatto umano, il potere contrattuale potrebbe essere determinato proprio dall’insieme dei valori che determinano una qualità della vita alta. Dovrà pur contare qualcosa in termini economici gli 800 km di costa nei quali è possibile arrivare comodamente fino alla spiaggia e fare il bagno in un mare limpido e profondo, una cosa unica in Europa, che si arricchisce di un patrimonio cromatico che non è paragonabile a nessun’altra zona del mondo. Tutto questo è possibile partendo dai giovani offrendo dentro e fuori una nuova narrazione della Calabria, puntando sugli elementi di entusiasmo e tralasciando gli annosi problemi che se ci stanno vanno risolti ma non devono servire come alibi. Con i giovani e per i giovani è possibile creare piccole scuole di ritrovo estivo, campi scuola in cui studiare e nutrirsi delle bellezze della natura. La Calabria, una terra da sempre considerata maledetta, è in realtà Benedetta e noi ancora non lo sappiamo., ora, in un’epoca di emergenza climatica e attenzione alle buone pratiche del passato, una terra come la Calabria è avvantaggiata, è la nuova forma di modernità che sarà privilegiata rispetto ad altri territori che, invece, ad oggi sono stati sfruttati pienamente e non hanno più niente da dire. In una società ad alti livelli di atomizzazione sociale in cui i rapporti vengono gestiti dalla convenienza e dal denaro, in una terra che ancora privilegia l’ospitalità e il contatto umano, il potere contrattuale potrebbe essere determinato proprio dall’insieme dei valori che determinano una qualità della vita alta. Dovrà pur contare qualcosa in termini economici gli 800 km di costa nei quali è possibile arrivare comodamente fino alla spiaggia e fare il bagno in un mare limpido e profondo, una cosa unica in Europa, che si arricchisce di un patrimonio cromatico che non è paragonabile a nessun’altra zona del mondo. Tutto questo è possibile partendo dai giovani offrendo dentro e fuori una nuova narrazione della Calabria, puntando sugli elementi di entusiasmo e tralasciando gli annosi problemi che se ci stanno vanno risolti ma non devono servire come alibi. Con i giovani e per i giovani è possibile creare piccole scuole di ritrovo estivo, campi scuola in cui studiare e nutrirsi delle bellezze della natura. La Calabria, una terra da sempre considerata maledetta, è in realtà Benedetta e noi ancora non lo sappiamo.