di SAMANTHA TARANTINO
Alla conferenza stampa e anteprima della visita del nuovo Museo Diocesano e del Codex, tenutasi venerdì 1° luglio alla presenza dell’Arcivescovo di Rossano-Cariati Monsignor Giuseppe Satriano, del sindaco Stefano Mascaro e dei relatori Vittorio Sgarbi, storico dell’arte, Maria Letizia Sebastiani, direttore ICRCPAL (Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario del Ministero dei Beni culturali) e della restauratrice del Codex prof.ssa Maria Luisa Riccardi, palpabile è stata l’emozione per il rientro del bene Unesco.
Durante l’incontro con gli operatori dell’informazione, moderato dalla giornalista Rosi Fontana e al quale è intervenuto anche l’architetto Antonio Aprelino, progettista del Museo, le parole della direttrice Sebastiani hanno coinvolto tutta la sala: «Siamo entusiasti – ha detto – di aver portato a casa un malato grave ora guarito. Ad ottobre uscirà un volume esclusivo di raccolta in cui sarà illustrato il lavoro di restauro».
La restauratrice ha raccontato l’emozione nell’aver tenuto in mano e sott’occhio per due anni «il “paziente” più illustre per antichità e per ciò che rappresenta». «Il nostro Istituto – ha detto la prof.ssa Riccardi – è abituato a studiare e a ridare vita, splendore e dignità ai beni librari, ma il Codex Purpureus Rossanensis è il bene culturale in assoluto più antico che le mie mani abbiano mai analizzato.
Possiede un valore altissimo, cristiano e storico.
Il nostro intervento è partito dalla rilegatura perché negli anni Cinquanta il Codex ha subito un restauro, di cui ignoriamo la natura, che ha rilevato dei problemi di stabilità dell’opera; infatti, era stata “forzata” perché all’epoca aveva assunto una forma incurvata e, quindi, non rispondeva più ai criteri conservativi. Il passo più importante che abbiamo fatto è stato quello di smontare la legatura precedente.
Abbiamo restaurato le varie “carte” e abbiamo agito sulla nuova legatura che è di conservazione. Non credo che questo Codice avrà in futuro necessità di ulteriori interventi di restauro.
Qualora questo dovesse verificarsi, la legatura che noi abbiamo effettuato potrà essere smontata con facilità e si potrà agevolmente sfilare la cucitura, dato che non sono state utilizzate colle di alcun genere.
Anzi, ora non vi è più alcun frammento di colla.
L’emozione di avere tra le mani il Codex – va avanti la prof.ssa Riccardi – è stata sempre molto forte. Il colore delle miniature ha comunque resistito nel tempo e a questo ha contribuito il primo intervento di restauro, sebbene qualche cambiamento vi sia stato.
In quella occasione, era stata utilizzata una gelatina messa a caldo sulle miniature che ne aveva modificato un po’ l’aspetto dando una colorazione più giallina alle “carte”.
Altra emozione forte è giunta dalla parte scritta, che finora non aveva subito alcun tipo di restauro. Ad esempio, nella miniatura di Marco Evangelista con Sofia, pagina su cui nessuno aveva mai messo le mani, si possono vedere i colori originali, i pigmenti, l’oro, i lapislazzuli.
Quando parliamo del color porpora, lo vediamo soprattutto sulla parte scritta ancora intatta.
Chi ha scritto il Codex – ha evidenziato – ha dimostrato di essere un vero genio, profondo conoscitore dei materiali, soprattutto delle pergamene. Chi ha operato era sicuramente una persona molto raffinata che sapeva bene cosa stava facendo.
Adesso posso finalmente dire che il Codex sta bene e probabilmente avrà altri quindici secoli di vita in salute.
Il nostro restauro ha rappresentato una tappa, poiché sono state effettuate anche delle analisi, è stato scandagliato nei minimi particolari.
Ciò che si deve fare assolutamente per il futuro è conservarlo al meglio. In effetti, io parlo sempre di “conservazione attiva”; in questo caso, il Codex va controllato continuamente e monitorato nel suo stato di conservazione poiché, sebbene la pergamena sia molto resistente come materiale, è comunque idroscopica e soggetta a fluttuazioni dell’umidità e della temperatura.
Sono fiera perché oggi lo riconsegniamo più forte e più bello, senza alcun problema, né fisico né biologico».
«Siamo convinte – concludono la Sebastiani e la Riccardi – che non vi sia posto migliore per il Codex che la sua casa: Rossano».