Per il presidente Morra “la politica deve prevenire piuttosto che curare, reprimere i comportamenti criminali, quelli che sono oggi considerati alla base dei roghi boschivi, in tutto il Mediterraneo e non solo”. Dal canto suo, invece, Mariangela Galante, ha evidenziato l’importanza di fare rete, tra le varie associazioni, ma di come anche la prevenzione possa fare la differenza. “Bisogna salvaguardare e tutelare il nostro ambiente – ha dichiarato la portavoce del Coordinamento Salviamo i boschi Sicilia – e lo si può fare con una serie di azioni che ognuno di noi deve compiere: chi ha un terreno deve averne cura e tenerlo pulito, sono necessarie campagne di sensibilizzazione a partire dai bambini e poi bisogna denunciare ogni comportamento scorretto e, infine, non bisogna demoralizzarsi, bisogna avere fiducia e credere che si possa fare qualcosa di importante, anche se è un percorso lungo e difficile, ma è un nostro dovere civico battersi affinché la politica faccia davvero qualcosa”.
Altra regione da sempre tra le più colpite in Italia, è la Sardegna, che dal 2005 ha dismesso il sistema di telerilevamento e video sorveglianza dei boschi, operativo dal 1985 e brevettato da un’azienda. Una sentenza, tra l’altro, del tribunale di Cagliari ha affermato che il primo collaudo fatto sull’impianto era valido e per questo la dismissione del sistema da parte della Regione Sardegna è da considerarsi colpevole. A raccontare questa storia è stato Giorgio Pelosio, che si è soffermato a sottolineare la differenza tra prima e dopo, ricordando come proprio dal 2005 gli incendi abbiano ripreso in maniera esponenziale. Infine ha preso la parola Giovanni Damiani, biologo e membro di numerose società scientifiche, rammentando come l’obiettivo principale del Gufi sia quello di assicurare la conservazione del patrimonio forestale nazionale da lasciare in eredità alle nuove generazioni. Damiani, inoltre, ha anche affermato come le centrali biomasse non siano affatto rinnovabili. A concludere il dibattito è stato Vincenzo Romano, presidente dell’associazione “Spegniamo il fuoco accendiamo il futuro: “Il mio sogno è che nei prossimi dieci anni Longobucco diventi il paese simbolo della tutela dei boschi, un fiore all’occhiello che tutti possano imitare. Per realizzare questo c’è però bisogno oltre, che della volontà politica, anche e soprattutto dell’impegno civico di cittadini volenterosi”.
Anna Forciniti, vice presidente dell’associazione longobucchese, infine, tra un intervento e l’altro, ha letto la poesia del professore Aurelio Madeo “Incendi” tratta dal libro “Poesia e fotografia” e la lettera scritta da varie associazioni locali e regionali ed indirizzata ai candidati alla presidenza della Regione Calabria. Mariangela Galante, inoltre, ha anche ricordato la nascita di un’associazione nazionale, che riunisce diverse realtà di varie regioni italiane, che si pone come obiettivo principale quello di fare rete e far sentire la propria voce, affinché il governo nazionale metta davvero in campo le risorse e gli strumenti necessari per prevenire i roghi boschivi, curare e salvare il salvabile (Comunicato stampa).