Cari fratelli nel Sacerdozio, cari religiosi e religiose, cari fratelli e sorelle,
Sono stati giorni ricchi di eventi ecclesiali importanti: abbiamo dato inizio al tempo del Sinodo, che ha creato tra noi un clima spirituale unico, caratterizzato dal desiderio di camminare insieme, in sinergia, in ascolto fraterno, riaccendendo nei nostri cuori l’ardore delle prime comunità cristiane. Abbiamo avuto anche la gioia di veder arricchito il nostro presbiterio di due nuovi sacerdoti: don Raffaele Forellino e don Luigi Martino, con cui rendere ancora più visibile la nostra comunione.
Questo tempo di Avvento riaccende ancora in noi i ricordi, la voglia di stare insieme con i segni liturgici del Natale, come il presepe… In questo clima si colloca anche il tradizionale messaggio di auguri di Natale, per tutti voi che collaborate quotidianamente nel servizio alla Chiesa, e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Vi saluto tutti cordialmente. E permettetemi di salutare in modo particolare tutte quelle persone che ancora non sono riuscito a conoscere personalmente!
Mentre i nostri cuori sono tutti pervasi di riconoscenza verso Dio, che tanto ci ha amato da donare per noi il Figlio Unigenito, è bello dare spazio anche alla gratitudine tra noi.
Sento dal profondo del mio cuore il bisogno, in questo mio primo Natale da Vescovo di Rossano-Cariati, di dire un grande “grazie” a voi; a tutti e a ciascuno personalmente. Vi ringrazio per la vostra accoglienza, per la cura, la diligenza, la creatività; per l’impegno che mettete al fine di rendere il volto del nostro territorio sempre più bello, valorizzando le diversità e parlando sempre linguaggi nuovi ed inclusivi, nel rispetto reciproco.
Questo tempo, caratterizzato – come afferma Papa Francesco – da un vero e proprio cambiamento d’epoca, però, trova tutti in posizione di tensione e di attesa: il presente non soddisfa e preoccupa. Da tanti luoghi del nostro pianeta, si leva un grido di aiuto, anche perché è in gioco il destino dell’uomo!
È vero, la liturgia ci proietta in avanti, oltre i guasti del nostro egoismo, oltre le mete raggiunte, i limiti del nostro possesso. Prima avvertiamo che ci manca qualcosa, poi sentiamo che ci manca Qualcuno e l’aspettiamo con la speranza che muove l’attesa dell’umanità.
Con l’annunzio del Natale la speranza entra nella storia e riempie di gioia il cuore dell’uomo. Viene tra noi uno che dà senso a tutte le cose, il Verbo che “illumina ogni uomo” (Gv 19). Si incarna nella pienezza dei giorni ed è compimento delle promesse di Dio e delle attese dell’uomo. Sono sempre molto profonde e attuali le parole del profeta Isaia:
“Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia”. (Is 9,1)
L’Emmanuele, “Dio con noi”, propone il messaggio di liberazione e di speranza: i prigionieri, gli oppressi, i poveri sono il nucleo centrale del suo programma di redenzione. Il Cristo che viene chiede a tutti noi l’impegno di attualizzare la sua proposta di liberazione.
Il cristiano disimpegnato è in contraddizione col Natale: rallenta la venuta di Dio nella storia. La sua missione è di accogliere Cristo e farlo crescere nella sua vita e negli altri, convinto che è Lui la personificazione di tutti i valori e la concretizzazione di ogni aspirazione dell’uomo.
Il cristiano che si ferma a fare da spettatore davanti al presepe corre il rischio di “ricordare” la nascita del Messia, ma se non permette a Cristo di nascere nel proprio cuore rende vana l’incarnazione del Verbo. Non possiamo ingannare Gesù. Ciascuno di noi deve anzitutto accoglierlo Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui, fargli spazio nel proprio cuore.
Le parole di Papa Francesco nell’omelia della messa nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in occasione della 54esima Giornata Mondiale della Pace, ci invitano a fare posto nel nostro cuore al Signore e contemporaneamente, per essere credibili, ad avere la capacita di “fare spazio all’altro” con il “prendersi cura”:
“Dal cuore nasce il bene: quanto è importante tenere pulito il cuore, custodire la vita interiore, la preghiera! Quanto è importante educare il cuore alla cura, ad avere care le persone e le cose. Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato. Non serve conoscere tante persone e tante cose se non ce ne prendiamo cura. Quest’anno, mentre speriamo in una rinascita e in nuove cure, non tralasciamo la cura. Perché, oltre al vaccino per il corpo, serve il vaccino per il cuore: è la cura. Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri, come fa la Madonna con noi”. Il nostro cuore non sia chiuso come le case di Betlemme.
Cari Fratelli, sentiamoci tutti uniti in quest’ultimo tratto di strada verso Betlemme. Allora viviamo questo Natale spiritualmente vicini!
Vi ringrazio tanto per la vostra vicinanza e soprattutto per le vostre preghiere, dalle quali mi sento davvero fortificato e vi chiedo di continuare a sostenermi così. Anch’io vi ricordo al Signore e vi benedico, augurando un Natale di luce e di pace a ciascuno di voi e ai vostri cari. Buon Natale!
+ Maurizio Aloise
Arcivescovo