Piazza Matteotti, in circa ottant’anni ha subito una lenta trasformazione che ben rispecchia e riassume l’evoluzione della città tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
Sono tante le cartoline illustrate arrivate fino ai nostri giorni che documentano con le immagini l’evoluzione della piazza. Quelle più antiche portano la dicitura Piazza (e non Largo) del Progresso, la stessa con la quale per decenni, come già detto, nella seconda metà dell’800 veniva individuata Piazza Santi Anargiri.
Sul finire di quel secolo la fontana fu poi abbellita con la statua della cosiddetta “Calabrisella”. Su questa statua va raccontata una curiosità. La statua, forse di fattura napoletana, è una riproduzione della “Venere portatrice”, statua di età classica della quale anche oggi si trovano sul web le riproduzioni che sono facilmente acquistabili. Una copia della Venere portatrice fa bella mostra anche in Place Felix Garrigou di Tarascon sur Ariège, nel dipartimento dell’Ariège della regione dell’Occitania al Sud della Francia.
Calabrisella o Venere portatrice quello che è certo è che la statua ben rappresenta l’umile lavoro femminile che in quell’epoca comprendeva, tra gli altri compiti, anche quello di provvedere al rifornimento dell’acqua per la famiglia, come testimonia questa foto di fine Ottocento dove si vedono donne che portano “gummule” piene d’acqua.
Da tener presente che ci vollero gli anni ’30 del Novecento per iniziare ad avere l’acqua nelle case e chi scrive ricorda come anche nei primi anni ’60 in alcuni rioni continuava il via vai quotidiano dalla fontana pubblica che serviva quella determinata zona.
A differenza della cartolina dove si vedono le donne che “carriiaini” l’acqua, nella successiva si possono notare i signori mariti che baldanzosi si mettono in posa intorno alla fontana per una bella foto di gruppo.
La fontana era circondata da una balaustra in ferro e ai piedi dell’edificio si scorgono i venditori con i loro prodotti. Poiché il barone Domenico Labonia alla sua morte lasciò al Comune 8.000 ducati “da spendersi esclusivamente per la conduzione delle acque potabili per comodo di questa città”, l’Amministrazione dell’epoca ritenne opportuno intitolargli la piazza che, sul finire dell’800, prese il nome di Piazza Domenico Labonia, come si evince da questa gioiosa cartolina con uomini, donne, bambini e asinello che gravitano intorno alla fontana, animando la scena.
Nel 1932 la Piazza venne ristrutturata dal podestà Ignazio Pisani con la sopraelevazione del fabbricato esistente e la costruzione della vasca intorno alla fontana, che così perse l’antica funzione di approvvigionamento dell’acqua, mentre i venditori dei prodotti locali furono spostati nei locali alle spalle dell’attuale palazzo comunale, appositamente realizzati sullo spazio recuperato da una scarpata che c’era prima. Nell’edificio di Piazza Labonia, rimesso a nuovo, vennero sistemati gli uffici postali che precedentemente erano collocati nel pianterreno di Palazzo Rizzuti, in quei locali laterali posti di fronte a Piazza Steri ai quali si accede dalla veranda. La Piazza iniziò altresì a svolgere la funzione di sosta dei mezzi di trasporto pubblico che garantivano il collegamento Stazione Ferroviaria – Centro Cittadino e il servizio di trasporto dei plichi postali. Vi sostavano anche le auto a noleggio. Gli spazi, lasciati liberi dalle Poste nel Palazzo Rizzuti, vennero invece occupati dalla Cassa di Risparmio che vi si trasferì dall’attuale sede di Rifondazione Comunista. Le Poste occuparono anche il pianterreno dell’edificio rimesso a nuovo, tranne i due locali a sinistra dove vennero collocati gli uffici dei Vigili Urbani.
Quando le Poste nel 1958 si spostarono in Piazza Steri, nell’edificio di Piazza Matteotti fu sistemato l’Ufficio del Registro. L’ulteriore salto di qualità avvenne però con la Galleria del Traforo che si deve alla lungimiranza del podestà Antonio De Florio che, per intraprendere l’avvio di questo importante collegamento del paese con la sua bellissima montagna, sfruttò i finanziamenti che durante la guerra erano messi a disposizione per la costruzione dei rifugi antiaerei. L’apertura del Traforo comportò il sacrificio della scalinata dalla quale si accedeva alla parte alta della Città.
Subito dopo la seconda guerra mondiale, la piazza cambiò nome e venne dedicata a Giacomo Matteotti e la Calabrisella fu spostata in Piazza del Popolo. Nel 1958 vi furono realizzati i gabinetti pubblici.
Nel 2006 la piazza è stata abbellita con la statua di San Nilo, il santo rossanese Patrono della Calabria, opera realizzata dallo scultore coriglianese Carmine Cianci.
Insomma, Piazza Matteotti si porta dietro un po’ di storia. Ricorda l’arrivo dell’acqua a Rossano, la ricerca del decoro cittadino con le vasche e le statue, l’insediamento degli uffici, i servizi e la viabilità con la geniale realizzazione della Galleria del Traforo che aprì tante nuove potenzialità per la Città.
PS. Altre foto e cartoline della Piazza si possono ammirare sul sito:
https://anticabibliotecacoriglianorossano.it/mostre/piazza-domenico-labonia-poi-giacomo-matteotti/
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a
Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica
sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato
il romanzo Le tentazioni della
politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri
del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,
Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,
Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.
Da fotografo dilettante cerca di cogliere
con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio
e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie
su Rossano Se chiudo gli occhi.