A rischio la protezione delle donne vittime di violenza. E tutto questo nella città che trascrive nella sua storia l’efferato delitto della piccola Fabiana Luzzi, brutalmente uccisa in un’area rurale del coriglianese. Il grido d’allarme arriva dall’Associazione Mondiversi Onlus, dal Centro Antiviolenza Fabiana e dalla Casa Rifugio Mondiversi (Antonio Gioiello, Luigia Rosito e Barbara Lavorato) secondo cui, pur prendendo atto di importanti «passi in avanti» in relazione alla riforma del sistema integrato dei servizi sociali, mettono in luce una serie di rilievi a partire dal danno di circa 700mila euro che si arreca alla città di Corigliano Rossano circa le modalità di riparto dei fondi regionali. Fari accesi sulla gestione delle case rifugio: «Le donne in fuga, a rischio per la loro incolumità e quella dei loro figli/e, sono assicurate, gratuitamente ed indipendentemente dal loro status economico e giuridico e da qualsiasi altra condizione, assistenza e protezione, tramite un robusto insieme di norme: dalla Convenzione di Istanbul del 2011 alla cosiddetta legge sul femminicidio n. 119/2013 all’intesa Stato Regione del novembre 2014.
In esse, infatti, è sancito l’obbligo per lo Stato e le sue articolazioni Istituzionali (compreso Regione e Comuni) di proteggere le donne ed i loro figli/e in situazione di pericolo; per le donne extracomunitarie anche irregolari è applicabile l’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione, come stabilito anche dalla legge regionale 23/2003 “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria”. Non potrebbe essere altrimenti, considerato che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani, da cui discende un obbligo morale e giuridico per lo Stato a proteggere le vittime». È per queste ragioni che le case rifugio, che accolgono donne con figli/e in situazione di pericolo, «sono gratuite e l’accesso al sistema di protezione non è subordinato a nessuna condizione economica e/o giuridica». A parere dei tre rappresentanti la parte in cui «è prevista la compartecipazione delle donne al pagamento della retta ed un preciso status giuridico, pregiudica il diritto di tutte le donne e dei loro figli alla dovuta protezione, considerato che non vengono esonerate dalla contribuzione al pagamento della retta, e per le donne immigrate irregolari non ne è previsto l’accesso». A tal riguardo si chiede all’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale Sociale di Corigliano-Rossano «la modifica delle disposizioni suddette, e che la Regione chiarisca in modo definitivo questi aspetti e le altre incongruenze determinate dal Regolamento Regionale sulle Case Rifugio».