TREBISACCE – “Arance locali senza mercato: così la festa del Biondo Tardivo non serve a nulla ed io, per protesta, ho deciso di non partecipare a nessuna iniziativa collegata alla festa dell’arancia tipica di Trebisacce che si terrà nei prossimi giorni”. A prendere questa decisione e ad annunciarla con una settimana di anticipo rispetto alla Festa del Biondo Tardivo che viene organizzata da circa 10 anni ai primi di giugno per iniziativa dell’Assopec di Trebisacce con il sostegno dell’amministrazione comunale, è stato Giuseppe Gargiullo che, avendo raccolto l’eredità paterna, si occupa della mediazione commerciale delle arance tipiche di Trebisacce che, per una serie di motivi, non hanno più mercato. Si tratta, come è noto, di una specie autoctona di arancia tardiva, dal colore biondo, dall’abbondante succo e dal sapore sapido che fin dall’antichità viene coltivata nelle cosiddette vigne di Trebisacce laddove, grazie alla vicinanza del mare e ad un particolare micro-clima, è soggetta ad una produzione tardiva, tanto che arriva a maturazione da aprile fino a luglio, cioè quando le altre qualità di arance non sono più sul mercato. Oggi però il “biondo”, diventato sempre più un prodotto di nicchia, non ha mercato tanto che chi lo produce non riesce a coprire neanche le spese e chi lo commercializza, come i fratelli Gargiullo, non riescono a trovare sbocco sui mercati. Parcellizzazione delle proprietà, concorrenza dei mercati stranieri, scadimento della qualità per l’incuria di gran parte dei “vignaruli” e assoluta mancanza di marketing territoriale.
Da qui, soprattutto, la decisione provocatoria di disertare la festa da parte di Giuseppe Gargiullo che in realtà se la prende sia con i proprietari sia con le istituzioni che finora, nonostante gli sforzi profusi negli ultimi anni, hanno fatto “cilecca” nel tutelare e nel promuovere il “biondo”. “Ho preso questa decisione, per me assai dolorosa, di non partecipare ad alcuna iniziativa collegata alla Festa del Biondo di Trebisacce, – ha spiegato Giuseppe Gargiullo – per cui alle varie attività commerciali del territorio verrà a mancare la materia prima, così come – ha aggiunto Gargiullo – non potremo realizzare iniziative a sfondo benefico come in passato. Ma ho deciso di non partecipare – spiega il mediatore Gargiullo – per protestare contro il totale disinteresse e la mancanza di rispetto verso questo prodotto, verso chi lo coltiva e verso chi lo commercializza. Tutti colpevoli, nessun escluso,– per Giuseppe Gargiullo – per l’assenza di un piano di marketing per la commercializzazione e – incalza ancora Gargiullo accennando al tollerato fenomeno dell’abusivismo edilizio nell’area degli aranceti – per la graduale riduzione della produzione causata anche dal sorgere di case e casupole e, da ultimo, per la mancanza di operatori commerciali e di operai addetti alla raccolta. Poi arriva la festa – scrive incavolato Giuseppe Gargiullo – e tutti chiedono il biondo per allestire vetrine e per cercare facili like sul web. Per giustificare la festa del biondo – conclude Giuseppe Gargiullo – serve ben altro al posto delle zeppole fritte, dei paninari, delle bancarelle colme di capi falsi e delle sceneggiate di Forum sulla nascita di un prodotto, ormai ansimante e morente, che al massimo fra due anni scomparirà dal mercato e al suo posto verranno utilizzate arance che vengono da fuori, come è già successo in passato, o al massimo con aranciata e succhi comprati al discount…..”.
Pino La Rocca