Nessuna delegazione dell’Università Magna Grecia ha presenziato all’importante appuntamento. Un’assenza che ha alimentato dietrologie e speculazioni politiche legate alla controversa ipotesi che anche a Cosenza venga istituita una Facoltà di medicina
L’evento per l’apertura del cinquantesimo anno accademico dell’Università della Calabria ha avuto un imprevisto risvolto, avulso dal solenne contesto che ha scandito la cerimonia organizzata per celebrare l’importante anniversario, e legato piuttosto alle recenti polemiche di natura campanilistica sulla opportunità di avviare una facoltà di medicina anche a Cosenza.
Una storia antica
La storia è antica: alla Magna Grecia di Catanzaro rivendicano l’esclusiva nella formazione dei camici bianchi. Ma non si può negare come l’attuale congiuntura storica sia favorevole all’attivazione di nuovi corsi per colmare le enormi carenze che si registrano nelle corsie di tutto il paese. Per questo è tornata di moda l’ipotesi che anche ad Arcavacata, dove già è presente la facoltà di farmacia, dove opera un centro sanitario attrezzato di laboratori di analisi, dove proprio in sinergia con la Magna Grecia, è stato attivato il corso di laurea interateneo in medicina e tecnologie digitali, si possa aggiungere proprio una facoltà di medicina. Ma attenzione: di fatto, all’Unical proprio in virtù di questo nuovo corso di laurea, i posti per accedere a medicina sono già attivi e sono aggiuntivi rispetto a quelli della Magna Greci.
Aria di derby
Oggi che il dibattito sulla questione, per la verità mai sopito, ha ritrovato vigore, assumendo le caratteristiche del derby, anche se all’apparenza è alimentato più dalla politica locale che da settori accademici, sembra celare il timore che proprio l’attivazione del nuovo corso di laurea possa essere utilizzato come una sorta di grimaldello per scardinare l’egemonia di Catanzaro. tanto più che tra le ingenti risorse intercettate dall’Unical nell’ambito del Pnrr ve ne sono anche una parte destinate ad essere investite nella sfera della salute. Per questo, tornando alla cerimonia per l’apertura dell’anno accademico ad Arcavacata, non è passata inosservata l’assenza di una delegazione rappresentativa dell’ateneo del capoluogo di regione. Certo, un contrattempo dell’ultimo momento può capitare, anche quando si è attesi ad una iniziativa programmata da settimane, alla quale sono invitate le massime autorità territoriali, e che avrebbe dovuto registrare pure l’intervento del premio Nobel per la fisica, Giorgio Parisi.
Quella poltrona vuota
L’assenza non è passata inosservata tanto più in un contesto nel quale durante la manifestazione hanno sfilato, con indosso l’ermellino, non solo i rettori dell’Università Mediterranea Giuseppe Zimbalatti e dell’Università per stranieri Dante Alighieri, Antonino Zimbo, ma anche rappresentanti di istituti accademici di altre regioni, da Cagliari, a Foggia, a Salerno. In sala anche Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza di Roma. Insomma, un appuntamento solenne nel quale l’assenza di un esponente della Magna Grecia si è notata, assumendo il sapore dello sgarbo istituzionale. Viene da chiedersi se dietro quella poltrona vuota dell’aula magna intitolata a Beniamino Andreatta, riservata al rettore De Sarro e rimasta libera, non vi sia un qualche messaggio subliminale.
Nuova area strategica
Sicuramente ha l’effetto di incoraggiare ulteriori prese di posizione, come quella del sindaco di Montalto Uffugo Pietro Caracciolo che, intervenendo ad un convegno della Cgil sull’alta velocità ferroviaria in Calabria, ha rimarcato come, con il raddoppio della galleria del Santomarco e la prevista costruzione di una nuova stazione in prossimità dell’Università della Calabria e con la riduzione dei tempi di percorrenza verso nord via Tarsia, e verso la fascia jonica via Sibari, il contesto infrastrutturale della zona di Settimo a ridosso del campus sia destinata a cambiare aspetto e ad assumere una connotazione strategica ideale per collocarvi il nuovo ospedale. Tanto per gettare un po’ di benzina sul fuoco.