I tumori nella Sibaritide hanno avuto un incremento del 30% . Il dato non tiene conto delle neoplasie del sangue come le leucemie, i mielomi e i linfomi in quanto la divisione di oncologia del presidio ospedaliero spoke di Corigliano Rossano è sprovvista di un ematologo. La proiezione è stata assunta nella fase post-covid nella quale molti pazienti non hanno potuto fare attività di prevenzione, come spiega il direttore della divisione di Oncologia dell’ospedale spoke di Corigliano Rossano Angelo Pomillo:«A causa della chiusura dei laboratori dovuta al Covid i pazienti non hanno avuto la possibilità di essere sottoposti a controlli. Penso sia questa una delle ragioni, poi è facile fare altre allusioni». Il problema che si pone è quello degli esami diagnostici. Da tempo è in atto la protesta di un paziente oncologico che è pronto ad incatenarsi e ad avviare lo sciopero della fame per ottenere la Pet (tomografia capace di individuare i tessuti colpiti dalle cellule tumorali).«C’è una Pet a Cosenza che lavora bene ma deve rispondere ai flussi che provengono da ben quattro centri oncologici presenti in tutta la provincia e ciò determina un allungamento dei tempi circa i risultati. Molti pazienti sono destinati ad andare fuori regione (Campania, Basilicata, Puglia)».
L’alto dirigente prospetta, in attesa che possa essere istituita a Corigliano Rossano, «l’attivazione di uno schema di convenzione con una struttura privata di Crotone, così come è stato fatto per la radioterapia». Il paziente oncologico, quello sprovvisto di risorse economiche, può godere del sostegno dei sussidi dello Stato attraverso l’ente di previdenza, il cui personale di Corigliano-Rossano, ha tempi medi di 20 giorni per lo smaltimento delle pratiche, in particolare per il riconoscimento dell’invalidità civile e l’accompagnamento. Tempi celeri consentiti anche dalla digitalizzazione. Occorre far fronte, tuttavia, ai viaggi della speranza e qui le spese aumentano vertiginosamente: «Negli ultimi anni, afferma la responsabile dell’Inca-Cgil Maria Aversente, quasi l’80% delle pratiche è riconducibile ai pazienti oncologici. Abbiamo riscontrato un forte aumento rispetto all’ultimo decennio. Il dato è davvero preoccupante. Troppe sono le spese a loro carico rispetto a quel poco che viene riconosciuto».