CORIGLIANO ROSSANO. Règlisse, lakritze, licorice, regaliz. Cambia il modo di chiamarla a seconda che ci si trovi a sud o al nord dell’equatore, ma non la reputazione di un prodotto che dalla Calabria porta nel mondo la ricetta italiana della liquirizia. Quella Amarelli, esportata in 27 Paesi, continua ad essere la più apprezzata tra gli chef stellati che la declinano, indistintamente, dal dolce al salato, nelle loro ricette, imitate e riprodotte ai fornelli.
È per noi motivo di orgoglio – sottolineano Fortunato e Margherita Amarelli, Amministratore Delegato e direttore marketing e commerciale della plurisecolare esperienza imprenditoriale – essere apprezzati nel mondo come ingrediente capace di dare un valore aggiunto alle proposte gastronomiche proposte dai grandi nomi della cucina e della pasticceria internazionali.
Lo chef Pierre Gagnaire, 3 stelle Michelin, è uno tra gli estimatori della polvere di liquirizia Amarelli, di vecchia data. Chef iconoclasta in prima linea nel movimento della cucina fusion che ha ribaltato le convenzioni della cucina francese classica introducendo accostamenti stridenti di sapori, gusti, consistenze e ingredienti, la acquista regolarmente per il suo ristorante a Rue Balzac a Parigi.
Christophe Gasper, executive pastry chef del Ristorante Sketch London, che fa parte della catena di ristoranti di Pierre Gagnaire, utilizza questa polvere per emozionare il palato dei suoi ospiti.
Da Gualtiero Marchesi, unanimemente considerato il fondatore della nuova cucina italiana e, a parere di molti, lo chef italiano più noto nel mondo, che ha impiegato per primo la liquirizia nelle sue ricette soprattutto salate; ad Alain Ducasse, grandissimo cuoco e imprenditore monegasco che vende anche i prodotti Amarelli nel suo piccolo shop; passando da Don Alfonso a S. Agata e Toronto; dai Fratelli Alajmo a Lugano, Venezia e Parigi e fino a Caterina Ceraudo, orgoglio calabrese, Chef al Ristorante Dattilo di Strongoli, una stella Michelin.
Comunicato stampa