Quel talento innato che appartiene a quegli individui che dal nulla riescono a farsi strada e ad assumere un ruolo importante nella società. La sua forza era l’umiltà, la semplicità, e la capacità di andare incontro agli altri nella sua percezione empatica di capire quando una persona vive nel disagio o nella difficoltà. E questo avviene spesso in quegli individui che hanno conosciuto la sofferenza o la povertà. È un pezzo di storia del cavaliere Domenico Curia, deceduto nelle ultime al San Raffaele di Milano, anch’egli vittima di un male incurabile.
Proveniente da una famiglia umile, già nel 63 lascia la sua terra alla volta della Germania alla ricerca di un lavoro. Opera nel settore dell’edilizia con spiccate capacità organizzative nella gestione dei cantieri. Ma lui è un calabrese e come tanti avverte il richiamo per la propria terra ed ecco che ritorna nella sua amata Rossano. Conosce e sposa Rosa Zito con la quale metterà al mondo sei figli. Inizia l’attività di fruttivendolo, intraprende sin da subito rapporti commerciali con imprenditori emiliani. Apre un’azienda enologica al Traforo. Negli anni 80 si cambia pagina, dopo la morte del padre dà vita all’impresa di onoranze funebri. Nel 93 arriva la nomina di Cavaliere del lavoro da parte del Presidente della Repubblica. E poi la realizzazione del residence “Donna Rosa” dedicato a sua moglie Rosa. Tra gli episodi da ricordare che denotano l’animo di un uomo altruista e generoso, quando riuscì a salvare la vita a tre persone mettendo a repentaglio la sua. Nei primi anni Novanta viene nominato presidente della Rossanese Calcio raggiungendo anche in quell’occasione ottimi risultati. Oggi i funerali alle ore 15 nella Chiesa di San Giuseppe di Rossano.