TREBISACCE Buona-sanità e mala-sanità: due facce della stessa medaglia che, pur stridendo tra loro, spesso convivono sotto lo stesso tetto. E’ il caso dell’ex ospedale di Trebisacce per la cui riapertura finora si sono sprecate solo parole e promesse e, almeno finora, ha vinto la lentezza pachidermica della burocrazia che ha fatto passare tutta l’estate prima dell’apertura del tanto agognato Pronto Soccorso destinato, quantomeno, a fronteggiare l’emergenza-urgenza. Tuttavia, nonostante le amnesie della politica, anche presso l’ex presidio sanitario non mancano episodi di buona sanità collegati più che altro alla competenza e professionalità di taluni operatori sanitari.
E’ delle ultime ore, infatti, la notizia che presso il locale “Centro Terapia del dolore” che si occupa di diagnosi e cura delle cefalee, per la cura dell’emicrania cronica si somministra da circa due anni il botulino raccomandato in questi giorni dai neurologi americani. Il merito è della dottoressa Rita Lucia Trinchi che dirige questo importante servizio terapeutico a cui, nonostante una certa sottovalutazione delle gerarchie sanitarie, affluiscono utenti da tutta l’Asp.
In realtà la dottoressa Trinchi, attraverso studi e ricerche personali, ha introdotto da tempo l’uso del botulino per curare l’emicrania cronica e le altre patologie neurologiche resistenti a profilassi farmacologica ed ha così contribuito a rivalutare la tossina botulinica che, come è noto, normalmente viene utilizzata nella medicina estetica per spianare le rughe d’espressione sul volto e sulla fronte.
Il rovescio della medaglia sono però le lunghe liste d’attesa anche per esami diagnostici semplici e di routine: eco-doppler per l’esame delle carotidi rotto da oltre quattro mesi e pazienti costretti ad aspettare mesi e mesi o a rivolgersi ai privati; CUP impossibilitato ad effettuare prenotazioni in loco per rifare il piano terapeutico dei pazienti-diabetici perché l’unico specialista in servizio sta per andare in pensione e non è stato ancora nominato il suo sostituto per cui i pazienti diabetici, per lo più anziani, se vogliono essere assistiti dalla sanità pubblica, devono recarsi nientemeno che a San Giovanni in Fiore, in Sila.
Per non parlare della perdurante assenza di un Anestesista, la cui figura, oltre che per rianimare e stabilizzare il paziente nei casi di emergenza-urgenza, è indispensabile per effettuare una Tac con l’utilizzo del mezzo di contrasto.
Un esame, anche questo, indispensabile per fronteggiare l’emergenza, a cui mancanza spesso e volentieri è legata la vita delle persone.
(fonte: La Provincia di Cosenza)