Corigliano Rossano, terra abbandonata dallo Stato, è costretta a subire un aumento insostenibile del costo della vita determinato da fattori internazionali ed aggravato dal mancato indotto dovuto alla dismissione di servizi cruciali, tra cui il tribunale, le stazioni ferroviarie, gli ospedali depotenziati e tanti altri servizi demansionati o spariti. È un colpo devastante per l’economia locale, che ormai giace in rovina. Ma le sofferenze non finiscono qui. Il carovita dilaga, facendo triplicare i prezzi nel settore ortofrutticolo e per i beni di prima necessità. Le giovani coppie, già in ginocchio per la mancanza di opportunità di lavoro, si trovano ora escluse dal credito e dall’acquisto di una casa a causa di interessi in costante crescita. È un’agonia economica che strangola la comunità. Il sindaco Flavio Stasi denuncia l’assenza totale dello Stato e chiede interventi urgenti.
È un grido disperato per mettere fine a questa catastrofe. Ma il timore è che i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) vengano dirottati altrove. «L’amministrazione comunale è limitata nelle sue azioni, ma può agire sulla fiscalità, anche a suo svantaggio», afferma il sindaco Stasi, consapevole delle difficoltà che attendono il suo stesso comune. Ma non basta. «È necessario che lo Stato ripristini servizi essenziali, investa nelle infrastrutture e sostenga le aziende locali. Solo così si potrà salvare una comunità che sta combattendo nell’oscurità dell’indifferenza governativa». Corigliano Rossano è una terra martoriata dall’abbandono, dove i cittadini sono lasciati a sé stessi, in balia delle forze del mercato che li schiacciano sempre di più. È un’ingiustizia che grida vendetta e che richiede un intervento immediato. Solo così potrà essere restituita dignità a questa comunità e ridarle una speranza che è stata strappata via da uno Stato che ha voltato le spalle al suo popolo.