I tempi sono maturi perché venga aperta una riflessione senza peli sulla lingua sullo spreco milionario di risorse pubbliche del quale soprattutto (ma non solo) gli enti locali si rendono protagonisti indisturbati per le loro cosiddette programmazioni estive.
Non è più possibile assistere in Calabria al finanziamento pubblico faraonico di concerti ed eventi che non hanno nulla a che vedere con la consapevolezza, la promozione, la valorizzazione e la comunicazione del patrimonio storico, culturale e identitario della terrà che quelle risorse economiche contribuisce a produrre.
Non è più tollerabile osservare in silenzio, come se fosse anche questa un’altra pagina di un destino scritto da altri, istituzioni pubbliche, classi politiche (di sinistra, di centro e di destra), società ed opinioni pubbliche supine ed omertose davanti a quello che sembra essere diventato il dogma intoccabile di un turismo che però non c’è e che nessuno osa misurare per paura di essere smentito dai numeri impietosi.
I tempi sono maturi perché anche le Corti dei Conti di questo Paese, sicuramente quella calabrese, entrino nel merito di quel vero e proprio falò estivo di ricchezza collettiva, un tesoro locale bruciato solo ed esclusivamente per riempire e drogare per qualche ora piazze e spiagge di una regione che continua a spacciare (ma solo a se stessa perché nel mondo ci ridono in faccia) per Calabria Straordinaria quei fumi e raggi laser che già denunciava oltre 40 anni fa Franco Battiato insieme ad albe e tramonti, mare e montagna ed altre assurde balle autoreferenziali, smontabili con un click.
È quanto ha dichiarato Lenin Montesanto, direttore di Otto Torri sullo Jonio a margine della presentazione del libro OICOFOBIA – Il ripudio della nazione del professor Spartaco Pupo.