‘’Pecore Nere’’ è 3 donne: Bice Pisani al basso, Elena Grispino alla chitarra acustica e Susanna Barone alle percussioni. La band nasce lo scorso anno dalla voglia di spensieratezza tradotta in un progetto che permettesse loro di stare insieme divertendosi e, quanto possibile, divertendo gli altri.
La direzione adottata è ben precisa, e non coincide con la solita esibizione: l’intento è infatti cantare e suonare insieme agli altri, in due ore da dedicare a se stessi, a cuor leggero. «Chi viene da noi – ci spiegano –non viene ad ascoltare le canzoni, viene a farle con noi, in un clima amichevole, come attorno ad un falò».
Professioniste in settori diversi da quello musicale, iniziano da autodidatte, perfezionandosi ogni giorno ma mantenendo vivo il carattere distintivo della spontaneità: «Fin dall’inizio della nostra esperienza nei locali abbiamo accolto e accompagnato il pubblico al tavolo; alla fine della serata conoscevamo tutti. È stato un nostro approccio naturale, senza alcuno sforzo dietro».
Il contatto col pubblico è infatti uno dei punti cardine del gruppo: «Noi crediamo in un’esperienza musicale ‘’do ut des’’; c’è uno scambio continuo tra noi e la gente, non c’è nemmeno una distanza materiale che ci separa, perché stiamo in mezzo a loro. La nostra forza – concludono – sono gli altri».
E proprio in mezzo a loro troviamo tutte le fasce d’età, dai bambini ai nonni, animati da canzoni allegre, scelte da un vasto repertorio: dagli anni ’60 ai giorni nostri – Battisti, Nada, Gazzè, Grignani canzoni romane o napoletane, brani di Raffaella Carrà, o tormentoni – con predilezione di canzoni italiane per l’inclusività.
Esse non utilizzano basi, al fine di ottenere un’esperienza viva e dal vivo: il pezzo non viene mai uguale a quello precedente, è sempre quindi un’esperienza intima e dettata dal momento. L’improvvisazione permette la sorpresa anche fra loro stesse, l’autenticità.
Dopo un periodo storico molto complesso, ‘’Pecore Nere’’ hanno trovato negli altri quello che avevano dentro, e viceversa: «Molte persone non uscivano più. Non è facile trovare ambienti che facciano musica diversa da quella per i giovani o da discoteca. Chi ci segue ha trovato un posto, un posto felice. E i giovani spesso, un modo per farsi conoscere: negli spettacoli, diamo voce a chi non avrebbe modo di farsi sentire. E fuori da essi, molti, diventano amici».
Quello che emerge è un progetto che va oltre la connotazione musicale: un progetto di sviluppo sociale. Già dal titolo, ‘’Pecore Nere’’, si intuisce la singolarità della proposta: «Senza peccare di presunzione, volevamo creare qualcosa di diverso che ci distinguesse dalla massa, in una comunione di intenti da portare a termine senza curarci del giudizio altrui o degli ostacoli lungo il cammino. Ci siamo rimesse in gioco in età adulta, con un messaggio: non bisogna avere paura di divertirsi, di cantare o ballare, a qualsiasi età. Liberare la mente dai pensieri che giornalmente la affollano, servendosi della musica, della convivialità, senza fare qualcosa che faccia male a se stessi o all’altro, non può portare vergogna».
Una terapia umana che dà già frutti: «Distribuiamo tamburelli e strumenti che il pubblico può suonare insieme a noi. Inizialmente erano tutti restii… adesso appena diamo il cesto che li contiene, si svuota». “La ricchezza è condivisione”– cantano nella canzone d’apertura, ed è quanto hanno realizzato e divulgato, da brave ‘’Pecore Nere’’.
Virginia Diaco