Il mondo dell’istruzione è in tumulto, e le vittime principali di quella che viene bollata come un “follia amministrativa” sono gli studenti, i docenti, le famiglie e le dirigenze scolastiche costretti a fronteggiare un Piano di Mobilità Scolastica che sembra più un’aggressione sistematica all’istruzione pubblica che una riforma ragionevole. Il centro di questa tempesta è la provincia di Cosenza dove si sta consumando un atto di barbarie educativa sotto la giunta Succurro. Tutto inizia con una norma insidiosa inserita nella finanziaria del dicembre 2022, promossa dal governo Meloni, che prevede il taglio delle dirigenze degli istituti scolastici. Il criterio è quantomeno discutibile: se una scuola non ha almeno 1200 alunni, la sua dirigenza verrà tagliata. Questo criterio numerico, senza alcuna considerazione per la qualità dell’istruzione, sta gettando le basi per un disastro educativo in Calabria.
Nella provincia di Cosenza, ben 29 istituti sono stati fusi in un accorpamento mostruoso, creando sperequazioni inenarrabili. Nel Comune di Cosenza, il Liceo Classico del Telesio viene risparmiato mantenendo la sua autonomia, mentre a Corigliano Rossano, il Polo Liceale di Corigliano sarà fuso funzionalmente con Rossano, perdendo una dirigenza. Immaginate una scuola con 2100 studenti gestita da una sola dirigenza. Questo è il caos che attende gli studenti di Corigliano Rossano. Previsti anche tagli al personale amministrativo. Si sta lavorando in queste ore per promuovere una protesta che parta dallo jonio e che vede coinvolta tutta la comunità scolastica. Ma il terrore non finisce qui. Nei comuni dell’entroterra, la situazione è ancora più disastrosa, con accorpamenti che costringono centri distanti fino a 50 chilometri gli uni dagli altri a condividere risorse e leadership. Questa mossa insensata mina alla radice il principio di una scuola vicina alle comunità locali, costringendo i docenti e i dirigenti a viaggiare per ore per raggiungere la loro istituzione educativa. Il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, ha lanciato un appello alla giunta regionale e alle province calabresi. Chiede una deroga per modificare questa legge ingiusta, appellandosi alla deputazione parlamentare calabrese affinché intervenga. È un grido di aiuto che rivela la profonda crisi dell’istruzione in Calabria.