In Calabria, sulla costa Ionica, si riesce a fare impresa anche con idee giovani e green.
Ce lo testimoniano Gabriele Celestino e Tina Passariello che, con la loro idea di “Un albero in affido”, hanno reso possibile il loro sogno:<<Quello di vivere in Calabria mantenendosi con la propria attività di impresa>>.
Così Tina Passariello, ci parla di Un albero in affido:<<Abbiamo scelto di parlare di affido per l’esperienza che io avevo vissuto a Napoli in quanto, negli ultimi anni, mi sono occupata di accompagnamento all’affido di minori e famiglie nel comune partenopeo . Durante quell’esperienza lavorativa ho capito che adozione e affido sono due concetti molto diversi; ma cosa c’è in comune tra l’affido e gli alberi del giardino arancione? In questo momento storico l’agricoltura per reggersi ha bisogno di essere sostenuta e noi abbiamo incontrato Il sostegno di tutte le famiglie che scelgono di prendere un albero in affido per un periodo di tempo determinato. Questo concetto è innovativo in quanto, l’albero affidato alle famiglie, rimane ovviamente a noi agricoltori che ne seguiamo il ciclo vitale, mentre gli affidatari, ci aiutano a prendercene cura a distanza.
Il progetto “Un albero in affido” ha soddisfatto il bisogno di tutti i nostri amici affidatari di avvicinarsi alla terra pur vivendo in città, perseguendo una maggiore consapevolezza della “provenienza” di ciò che portiamo sulle nostre tavole>>.
Di conseguenza, con l’affido di un albero, Gabriele e Tina hanno letteralmente abbattuto tutti i passaggi della filiera, consentendo di raccogliere frutti più freschi e genuini e permettendo anche di relazionarsi con conterranei calabresi che per diversi motivi hanno deciso di vivere lontano dalla Calabria, la loro terra.
Attraverso questo progetto, racconta Gabriele Celestino:<<Gli affidatari si sentono a casa pur essendo lontani>>.
Un albero in Affido, attraverso la frutta, ha permesso a Gabriele e Tina di conoscere tantissime storie tutte diverse tra loro, intrecciando “terra e radici” di persone lontane che appartengono ai nostri luoghi.
Tina, proseguendo nell’intervista:<<Incontri il calabrese che vive a Forlì da ormai cinque anni e in quel luogo ha costruito la sua famiglia; poi incontri la signora di settant’anni che nulla sa di come si effettua un acquisto online o un pagamento con carta di credito, ma lo fa e lo fa per regalare un albero alle sue figlie e ai suoi nipotini che vivono a Bologna, così da permettergli di mangiare frutta più fresca e genuina che arriva direttamente dalla Calabria>>.
Oltre ai corregionali, Tina e Gabriele, nella loro esperienza aziendale, incontrano famiglie di tutta Italia e così il loro albero in affido, intreccia le storie di tante persone che decidono di prendersi cura di un albero da ogni parte d’Italia.
Persone che non conoscevano le clementine calabresi e, assaggiandole hanno poi deciso di “adottare” un albero costruendo, di fatto e nel tempo, una comunità di “affidatari” in rete.
Tina e Gabriele amano definire la loro piccola comunità di “amici affidatari”. Persone che non si aspettano frutti tutti uguali e perfetti nella forma o “luccicanti” nell’aspetto ma, grazie allo strumento dell’affido, sarà recapitata direttamente al domicilio una confezione di frutti “tutti diversi”, non propriamente “perfetti” come siamo abituati a vedere al supermercato, ma che hanno come comune denominatore “la bontà e la genuinità “.
Il progetto “Un albero in affido” va oltre l’apparenza , curando la sostanza, dando priorità al sapore e alle persone che scelgono di far parte di questa “famiglia”.
Forse potrà sembrare ambizioso, ma per Tina e Gabriele questa rappresenta una piccola rivoluzione.
Quando Tina e Gabriele, riferendosi al loro progetto, parlano di famiglie di affidatari non si rivolgono al concetto di “famiglia tradizionale” normalmente inteso o meglio, non si rivolgono solo a questo.
Proseguendo, Tina :<<C’è qualcosa in comune, nel nostro progetto, con l’affido dei minori, le nostre famiglie sono gruppi di colleghi, classi di alcune scuole che con vari insegnanti prendono in affido alberi, nonne, famiglie monogenitoriali, fratelli e sorelle o ancora condomini, vicini di casa che si uniscono ecc. Ci sono aziende che condividono i frutti con i loro operai fino ad arrivare ad esercizi commerciali come alberghi, bar e tanti altri. Siamo circondati da tante persone che si uniscono tra loro con un obiettivo comune, e proprio questa è la mission del nostro progetto, unita nella dimensione più romantica e pedagogica dell’idea di base>>.
Una idea originale, che ha messo davanti l’agricoltura con lo spirito di innovare nella “tradizionale” modalità di vendere la frutta, dimostrando uno spirito di costanza e concretezza radicati nella terra, la nostra terra, tramandataci dai nostri nonni e arrivati, con i loro frutti, fino ai nostri giorni.
Eugenio Forciniti