Emilia Zinzi, eminente storica dell’arte che tanto ha fatto per la valorizzazione dei
beni artistici e culturali della Calabria e che grazie ai suoi studi ci ha regalato un
importante saggio sul Fonte Battesimale del Patire. Ma tant’è, consolati dal fatto però
che il disaccordo non attiene alle conclusioni circa le peculiarità storiche-artistiche
del Fonte Battesimale, argomenti sui quali da parte di chi scrive non è possibile alcun
confronto con la grande studiosa, ma solo sulle affermazioni circa l’origine del
possesso, a cavallo tra l’800 e il ’900, di tale bene da parte di John
Pierpont Morgan (Hartford, 17.4.1837 – Roma, 31.3.1913). Infatti la Zinzi nel parlare
della Conca si lasciò andare, en passant, a una riflessione sull’origine di questo
possesso affermando che «… (si può ipotizzare che il barone Compagna che
commerciava in radice di liquirizia con i Paesi Bassi e l’America del Nord regalasse
a J. Pierpont Morgan, col quale intratteneva rapporti economici, la Conca del
Patire) …». (in E. Zinzi, Conca del Patire, in M. Candido, Santa Maria del Patire,
Rossano 2013, pag. 134).
Com’è comprensibile l’origine del possesso del Fonte Battesimale non era oggetto
dello studio della Zinzi che col suo scritto si stava invece occupando della storia e
delle caratteristiche intrinseche della Conca. Nell’ambito del discorso però fece
entrare anche questa supposizione non suffragata da nessuna prova, tanto è vero che
la mise tra parentesi quasi per sottolinearne la non importanza rispetto al
ragionamento che stava sviluppando e precisando che si trattava solo di un’ipotesi.
Anche perché nel ricco Archivio Compagna di Corigliano nulla c’è in merito a questi
rapporti. Purtroppo però tale congettura, nel tempo, in ambito locale, agnosticamente
è stata fatta propria da tanti senza alcun approfondimento in merito.
Ma procediamo con ordine. Chi era John Pierpont Morgan? John Pierpont Morgan è
considerato uno dei più ricchi e importanti affaristi statunitensi che ci sono stati nella
storia. Dopo gli studi negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, completò la sua
formazione all’Università di Göttingen, in Germania, dove conseguì la laurea in storia
dell’arte. Tornato negli Stati Uniti, iniziò la sua carriera nella banca paterna e nel
1871 fu co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda bancaria di fama
mondiale “Drexel, Morgan & Co.”, che poi nel 1895 divenne “J.P. Morgan & Co.” e
che ancora oggi opera su tutti i mercati mondiali. Questa banca ebbe grandissima
influenza sul finanziamento della nascente industria americana. Infatti nel campo
ferroviario raggiunse il controllo di importanti linee in tutto il paese, fu l’artefice della
fusione di società che sboccò (1900) nella U.S. Steel, società siderurgica, fu tra
fondatori di General Electric e finanziatrice della holding International Mercantile
Marine Company (IMMC). Grazie alle sue competenze nel settore bancario, J. P.
Morgan divenne noto in tutto il mondo e riuscì a risollevare la nazione degli Stati
Uniti da diverse crisi finanziarie. Infatti a più riprese (su tutte, nella crisi di Wall
Street del 1907) i suoi massicci interventi finanziari salvarono il Tesoro degli Stati
Uniti, oltre a procurargli enormi profitti. Così costruì un impero bancario a Wall
Street, il principale centro finanziario americano e mondiale. Alla sua morte il valore
delle sue proprietà fu valutato complessivamente in circa 78 milioni di dollari
dell’epoca. Si stimò che possedesse circa 30 milioni di dollari del tempo in attività e
azioni bancarie, oltre a 18 milioni di dollari in titoli. Insomma un impero! (notizie da
Treccani e Wikipedia). Morgan morì a Roma il 31 marzo 1913 nella suite reale del
Grande Albergo di Roma, il futuro Grand Hotel Plaza, composta da salotto, studio e
otto camere da letto. Fuori dalla suite, personale dell’albergo e carabinieri si davano
da fare per tenere a bada diplomatici, giornalisti, antiquari e curiosi. (da Hans Tuzzi,
Morte di un magnate americano, Ginevra-Milano 2014, pag. 9).
Morgan fu anche a livello mondiale uno dei più grandi collezioni di opere d’arte e
quindi grande frequentatore del Bel Paese, dove – come s’è visto – addirittura morì. E
alla sua morte le opere d’arte che aveva accumulato in vita furono destinate a tanti
musei. Il Fonte Battesimale del Patire al Metropolitan Museum of Art (MET) di New
York dove si trova tuttora.
Racconta Auguto Jandolo, antiquario romano, che per arrivare fino a Morgan e
vendergli antichità nelle «sue brevi permanenze a Roma, bisognava passare prima
attraverso il tramite del Calandri, la sua guida, poi di Ercole Canessa antiquario di
valore con sedi a Napoli, Parigi New York. Quest’ultimo era un po’ il suo
consigliere, il suo esperto per gli acquisti fatti in Italia» (A. Jandolo, Le memorie di
un antiquario, Milano 1935, pag. 235). E se comprava senza l’assistenza del Canessa,
tornava il giorno dopo accompagnato dallo stesso per avere conferma della bontà
dell’acquisto fatto (pag. 236).
Guglielmo Canessa, figlio di Ercole, a sua volta conferma questa dichiarazione
quando afferma che “il Banchiere Pier Por Morgan (che comprava solo da noi)”. (in
G. Canessa, Indiscrezioni di un antiquario. Milano 1966, pag. 60). E poi continua: «il
banchiere Morgan è stato “corteggiato” per 20 anni da altri grandi antiquari di
Parigi, Londra, Berlino e New York, ma ha sempre comprato esclusivamente da noi,
e se acquistava a qualche asta lo faceva tramite nostro» (pag. 61).
La “Canessa Antiquaires-Numismates” gestita dai fratelli Cesare (1863-1922),
Ercole (1867-1929) e successivamente anche Amedeo (1874-1934) aveva la sede di
Napoli, in Piazza dei Martiri 23 e altre due sedi una a Parigi, in Avenue Champs
Elysées, e a New York sulla Fifth Avenue, per intendersi un’azienda dalle dimensioni
di un’odierna casa d’aste Sotheby o di una Cristie’s. Cesare curava la sede
partenopea.
Insomma se questo era Morgan, proprietario di mezza America, salvatore in più
occasioni dell’economia statunitense, grande protagonista a Wall Street, proprietario
di banche, fabbriche siderurgiche, compagnie ferroviarie, compagnie marittime, se
questo era il mondo di antiquari che gli girava intorno, è possibile che Morgan si
interessasse di liquirizia, e già che c’era, perché no, anche di mandarini e di olio
calabresi? Ognuno tragga da solo le proprie conclusioni.
I racconti di Martino A. RizzoMartino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili. |