In un’Italia segnata dalla pandemia, la somministrazione dei vaccini anti-COVID è stata un faro di speranza per molti. Tuttavia, dietro la luce della vaccinazione, si cela un’ombra inquietante di silenzi di Stato che ha scatenato un’ondata di preoccupazioni e richieste di trasparenza da parte di cittadini e associazioni. L’assenza di un dibattito pubblico approfondito e di indagini dettagliate sui decessi avvenuti dopo la vaccinazione ha generato un clima di incertezza e diffidenza tra la popolazione. Soprattutto nel centro-nord, dove convegni e iniziative cittadine sono stracolmi di individui che, animati dalla volontà di conoscere la verità, si interrogano sui possibili legami tra vaccinazione e morti premature.
La barra delle vittime oscilla pericolosamente tra i 40 e i 50 anni, una fascia d’età in cui i corpi, in molte occasioni, sono stati sottoposti a vaccinazione. Infarti, tumori, problemi psicologici sfociati in tentati suicidi o tragici atti di disperazione – un quadro complesso che la società deve affrontare con onestà e responsabilità. Ciò che sorprende, tuttavia, è il fatto che, nonostante l’evidente inquietudine tra la popolazione e le numerose richieste di chiarezza, sia gli organi di informazione nazionali che lo stesso Stato sembrano restare sordi alle richieste di trasparenza. Il silenzio ufficiale alimenta il sospetto di un’agenda nascosta, in cui gli interessi di Stato sono posti sopra la tutela della vita dei singoli individui. Il cuore di una democrazia pulsante è il libero scambio di informazioni e opinioni, un dialogo aperto che permette ai cittadini di esprimere dubbi e domande senza timore. L’assenza di questo dibattito su una questione così delicata solleva dubbi sulla salute stessa della democrazia italiana. La verità è che il rispetto per la vita dovrebbe essere al centro di ogni decisione governativa. La necessità di affrontare apertamente le preoccupazioni dei cittadini, di indagare in modo esaustivo sui decessi post-vaccinazione e di fornire risposte chiare e verificabili è imperativa per ristabilire la fiducia e la serenità nella popolazione. In un momento in cui la trasparenza è fondamentale per la coesione sociale, il silenzio di Stato è un sintomo preoccupante di un sistema che potrebbe essersi allontanato dai principi fondamentali della democrazia. La verità è il baluardo della libertà, e solo attraverso la trasparenza e il dialogo aperto potremo sperare di superare le ombre che attualmente oscurano la storia italiana di questi tempi tumultuosi. Si preferisce discutere di patriarcato (pur interessante) e tacere su temi che distruggono le famiglie. E non bisogna andare neanche così lontani perché anche la Calabria e Corigliano Rossano contano tante vittime in età prematura.
Matteo Lauria – Direttore I&C