La tragedia lascia dietro di sé dolore e interrogativi. La fuga mortale di Salvatore Clemente Amato lungo la Statale 106 ha trovato il suo epilogo in uno scontro che ha coinvolto altre persone ora in lotta tra la vita e la morte. Secondo le prime informazioni, la vittima avrebbe ignorato l’alt per darsi alla fuga. Se ciò fosse vero, l’errore umano non potrà essere messo in discussione. Tuttavia, c’è un aspetto che va ben oltre l’incidente stesso e riguarda il segmento di strada in cui si è consumato il dramma: da Mandatoriccio a Cariati, parte del corridoio europeo. Ma di europeo ha ben poco, anzi nulla. È indubbio che le decisioni sulla gestione del traffico e delle infrastrutture favoriscano altre rotte (il traffico proveniente dall’Adriatico, sia su gomma sia su rotaia, viene convogliato sull’asse Sibari-Firmo-Autostrada Sa-Rc, mentre a Sud si favorisce Crotone-Catanzaro), isolando di fatto la tratta Corigliano Rossano – Crotone, che ha disperato bisogno di attenzione, a differenza di altri tracciati.
L’incidente di Cariati, unitamente a tanti altri, deve essere un grido d’allarme che ci spinga a riflettere sulla sicurezza delle strade, sull’importanza di ascoltare le necessità delle comunità periferiche e sulle decisioni che plasmano il nostro tessuto sociale. Sul bisogno di dare priorità alla tratta Corigliano-Rossano-Crotone, il mondo dell’associazionismo e del movimentismo è presente e si mobilita da tempo, ma all’appello mancano lo Stato, le istituzioni locali e il tessuto sociale nella sua interezza.
Matteo Lauria – Direttore I&C”