Nella serata di domenica 27 settembre 1964 c’era gran fermento a Rossano: si aprivano le porte del nuovissimo Cinema Traforo. Per la serata inaugurale veniva proiettato “Il Gattopardo”, il capolavoro di Luchino Visconti che aveva esordito a marzo del 1963 al cinema Barberini di Roma risultando, nella stagione cinematografa 1962-1963, campione assoluto d’incassi e mietendo premi a tanti festival.
Il giornale Nuova Rossano, commentando la notizia della richiesta di notizie sul completamento dei lavori della struttura da parte dell’Amministrazione Comunale, con un trafiletto del gennaio del 1960, fece notare che sarebbe stato opportuno che l’istituzione locale avesse provveduto a superare le tante criticità presenti da quel lato della Galleria del Traforo: «rifacimento dei muri del Portello, scarichi di fogne scoperte, ammassi di letame, sporcizia proveniente da sopra il Portello stesso e così via…» in quanto «a locale decoroso bisogna offrire anche una zona decorosa».
Infatti tutto il Quartiere Traforo era una zona giovane, ancora da terminare di disegnare e sistemare.
Aveva iniziato a svilupparsi con l’apertura della galleria negli anni ’42-43 offrendo alla Città nuove occasioni di espansione. Comunque, da un articolo della Nuova Rossano del 30 giugno 1949 che ripercorre la storia del tunnel, si apprende che a Rossano in quell’epoca c’era già al Traforo il cinema all’aperto Arena, che insieme al Cinema Nazionale, ex Teatro Paolella erano gestiti dalla Famiglia Vittipaldi. Con un articolo del 14 marzo 1946, sempre la Nuova Rossano così aveva commentato l’attività di Vittipaldi: «[…] Nuova Rossano ha seguito e segue con interesse ed addita al plauso della cittadinanza ogni bella impresa ed iniziativa che le apporti un contributo morale, materiale ed artistico. Questa volta vuole encomiare l’attività dell’impresa del nostro Cinema – Teatro Nazionale, gestito dal solito infaticabile industriale Luigi Vittipaldi».
Don Luigi Vittipaldi era il classico self-made man. Da sempre presente nel campo dell’elettricità, la sua impresa realizzava reti elettriche per gli enti pubblici e, accanto a questa attività principale, subito dopo la seconda guerra mondiale, iniziò a gestire anche teatri e cinema. Prima il vecchio teatro Paolella, poi l’Arena estiva al Traforo, ancora la costruzione e gestione del Cinema Traforo e infine la gestione del Cinema Aloe allo Scalo.
Nell’area dove si trovava l’Arena c’era molto spazio inutilizzato in quanto il cinema occupava solo il triangolo estremo (verso la montagna) dell’area a sinistra dell’ingresso nella galleria del traforo, con il telone posto in direzione veduta-mare. Mentre la superficie a ridosso del costone, sotto il Ciglio della Torre, era una scarpata brulla con una piccola casupola per i servizi. Pertanto spianando questa scarpata si sarebbe creato lo spazio per il nuovo cinema pur mantenendo comunque in vita quello all’aperto. E fu quello che fece Vittipaldi.
Comunque la costruzione del nuovo Cinema Traforo era un’impresa titanica: realizzare dal nulla un cinema modernissimo di 828 posti, con un palcoscenico che poteva ospitare compagnie liriche e di varietà, non era un gioco da ragazzi, bisognava crederci e don Luigi ci credette e realizzò l’opera che per l’epoca era modernissima e attirava pubblico da tutto il circondario, in quanto unico nella zona con queste caratteristiche.
La programmazione aveva la peculiarità di proporre durante la settimana film più di cassetta e di alzare il livello culturale delle pellicole sabato e domenica. Infatti non mancavano i titoli impegnati, appunto, “Il Gattopardo” che aveva tenuto a battesimo la sala, “West Side Story”, “La scuola della violenza”, “Il giorno della civetta”, “Salvatore Giuliano”, “Indovina chi viene a cena?”, sono alcuni dei titoli che vengono in mente e che contribuirono a «fare cultura» a Rossano anche con il cinema. Ma non era facile, infatti una sera che si proiettava appunto il film pluripremiato “Indovina chi viene a cena?”, delle signore scendendo dalla galleria si complimentarono con don Luigi, che incontrarono davanti al botteghino, per il bellissimo film al quale avevano appena assistito. E Vittipaldi, nel ringraziare per la gentilezza, aprì sconsolato la porta della platea e indicò gli spettatori presenti: appena una trentina. Anche questa era la Rossano di sessant’anni fa.
Comunque tra film di cassetta e film impegnati, il cinema, come la piazza, il barbiere, l’osteria, la parrocchia, era un’ulteriore passerella dove trovavano spazio i tanti personaggi della vita cittadina che da soli o in compagnia vi davano sfogo alla loro solitudine o alla loro allegra esuberanza.
E adesso che futuro si prospetta per questo locale del Centro Storico? A oggi non è dato sapere e chi in queste sale ha trascorso un’infinità di serate della propria gioventù spera solo di non dover assistere dal vivo a quella scena malinconica dell’abbattimento del Nuovo Cinema Paradiso che Tornatore rappresentò in modo magistrale nel suo bellissimo film dando i volti alla tristezza delle persone che assistevano al crollo dell’edificio che con le mura portava via una stagione della loro vita.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo – ogni mercoledì su I&CMartino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili. |