La provincia di Cosenza, in particolare il comprensorio della Sibaritide, è attualmente afflitta da una serie di incidenti sul lavoro che pongono l’attenzione sulla grave questione delle morti bianche. Secondo gli allarmanti dati dell’INAIL – Vega aggiornati al 30 settembre 2023, si sono verificati 8 decessi nell’intera provincia, a cui si aggiungono gli ultimi cinque tragici casi avvenuti nella Sibaritide. Tra questi, spiccano i due morti a Thurio in un incidente ferroviario, insieme ad altri tre avvenuti a Corigliano Rossano (due operai deceduti in momenti differenti, uno coinvolto in un incidente con un trattore e l’altro con un muletto) e a San Demetrio Corone, dove un uomo di 42 anni ha perso la vita nelle ultime ore. In questo contesto, Martino Rizzo, Direttore Sanitario dell’ASP di Cosenza, esprime la necessità di un impegno collettivo urgente per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e prevenire ulteriori tragedie. Scopri di più in questo video. Il direttore sanitario dell’ASP di Cosenza, Martino Rizzo, ha riconosciuto la gravità del problema. Sebbene i dati della provincia di Cosenza siano relativamente contenuti, Rizzo sottolinea che il fenomeno delle morti bianche deve essere affrontato su scala nazionale. In Italia, almeno due persone perdono la vita ogni giorno a causa di incidenti sul lavoro, una statistica allarmante che richiede azioni decisive. L’ASP di Cosenza ha implementato diverse iniziative per affrontare il problema delle morti bianche, compresa l’informazione, la formazione e la sensibilizzazione. Tuttavia, Rizzo riconosce che sono necessarie misure più robuste per contrastare questa tendenza. Nel corso dell’ultimo anno, l’ASP ha assunto 18 tecnici della prevenzione per rafforzare il personale e garantire una maggiore presenza sul territorio. Il rafforzamento degli organici è solo uno dei passi intrapresi per affrontare la crescente preoccupazione per la sicurezza sul lavoro. L’ASP sta anche lavorando per incrementare le attività, le attrezzature e i mezzi a disposizione per garantire una maggiore efficienza e presenza sul territorio. La pandemia di COVID-19 ha rallentato alcune iniziative, «ma la direzione si impegna, continua Rizzo, a stimolare tutte le attività di prevenzione, specialmente in settori ad alto rischio come l’agricoltura e l’edilizia». Le morti bianche non sono solo statistiche; rappresentano tragedie umane che colpiscono famiglie e comunità. Il coinvolgimento delle istituzioni sanitarie e la collaborazione con le aziende e i lavoratori sono fondamentali per ridurre e, idealmente, eliminare questi incidenti. Affrontare la sicurezza sul lavoro richiede un impegno collettivo per creare un ambiente lavorativo più sicuro e proteggere la vita di chiunque metta piede sul posto di lavoro.
«La sicurezza sul lavoro è innanzitutto un investimento. È un investimento nella vita e nella salute dei lavoratori, ma anche nell’interesse delle stesse aziende. Una morte sul lavoro può portare alla chiusura dell’azienda, con effetti economici pesanti. Gli incentivi statali sono disponibili per le aziende che adottano pratiche sicure, e dovremmo tutti lavorare insieme per rendere la sicurezza un obiettivo comune. Lo Stato gioca un ruolo cruciale attraverso organizzazioni come l’ASP e l’Ispettorato del Lavoro. Gli sforzi attuali sono apprezzabili, ma dobbiamo lavorare sulla cultura della sicurezza. I datori di lavoro devono capire che non si tratta solo di adempimenti formali, ma di un dovere sostanziale verso i propri lavoratori, che spesso diventano parte della famiglia. Nei contesti di piccole imprese, il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore è spesso più personale. La perdita di un lavoratore ha un impatto profondo. Stimoliamo le aziende a investire nella sicurezza, offrendo incentivi e presenza territoriale. Le aziende virtuose possono beneficiare di agevolazioni e l’obiettivo è far diventare ogni azienda virtuosa». Ancor peggio il contesto nel quali la vittima non è contrattualizzata: «Accettare il lavoro nero è rischioso e può portare alla chiusura dell’azienda. Le sanzioni sono significative, e la nostra intenzione non è solo punire, ma stimolare la formazione e la conoscenza delle norme. La formazione iniziale è fondamentale per la sicurezza, e spesso il lavoro nero è associato a mancanza di competenze e conoscenze. Il principale ostacolo è la mancanza di conoscenza delle norme. I lavoratori devono essere formati e consapevoli dei rischi specifici delle loro mansioni. Il nostro scopo è stimolare un cambiamento culturale, dove la sicurezza sul lavoro diventa un obiettivo condiviso, non solo per i lavoratori ma anche per il bene delle aziende e della comunità nel suo complesso».