VILLAPIANA Il destino dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Montalti, a pochi mesi dalla scadenza del mandato, finisce nella mani dei giudici del Tribunale Amministrativo Regionale. Lo stesso primo cittadino ed i consiglieri comunali di Maggioranza Rita Portulano e Luigi Cavaliere hanno infatti proposto al Tar della Calabria formale richiesta di annullamento degli effetti della mozione di sfiducia presentata in consiglio comunale appositamente convocato in data 30 gennaio 2024 da 7 consiglieri comunali. Si tratta, come è noto, di Domenico Filardi, Maria Rosaria La Vitola e Giuseppe Cosimo Zito del gruppo “Insieme per Villapiana”, di Michele Grande del Movimento Politico “SiAmo Villapiana” e di Graziella Grillo, Luigi Lo Giudice e Giuseppe Tiripicchio, i tre consiglieri della ex Maggioranza che, in tempi diversi, si sono dissociati dalla Maggioranza ed hanno condiviso con le Opposizioni la decisione di sfiduciare il Sindaco ritenendo violati, a loro dire, i principi fondamentali della democrazia e della condivisione delle scelte amministrative da parte del Sindaco Montalti accusato, dai suoi avversari politici, di accentrare nelle sue mani l’esclusiva guida dell’esecutivo ed in particolare di aver promosso, a distanza di pochissimi mesi dalla scadenza elettorale, una serie di concorsi pubblici e di aver proceduto alla nomina dell’Amministratore Unico della BSV con i soli poteri del Sindaco e senza passare per il Consiglio Comunale. Ma, a distanza di pochi giorni dalla seduta del consiglio comunale è arrivata notizia della presentazione del suddetto Ricorso che ha spiazzato un pò tutti ed in particolare i 7 consiglieri che avevano sottoscritto la sfiducia al Sindaco. “Il ricorso al TAR proposto da Paolo Montalti, Rita Portulano e Luigi Cavaliere tendente ad ottenere l’annullamento della Delibera del consiglio comunale – hanno scritto in una nota stampa condivisa i suddetti 7 consiglieri – è un atto vile ed un affronto alla democrazia ed alla libertà del consiglio comunale. Il fatto – scrivono ancora gli interessati precisando di aver scelto il percorso amministrativo più democratico – che non si voglia riconoscere che ben 7 Consiglieri si sono espressi legittimamente votando per la decadenza del Sindaco e del consiglio comunale dimostra quanto, chi emana proclami citando “…la delusione e l’amarezza legate alle modalità utilizzate per porre fine a questa legislatura…”, in realtà agisce solo ed esclusivamente per tutelare se stesso nell’esercizio della sua funzione pubblica”. Quali possono essere, ci si chiede, le conseguenze del Ricorso? La mozione di sfiducia presentata può essere sindacata dai giudici del Tar? Sicuramente ci sarà un allungamento dei tempi che prevedono lo scioglimento del consiglio comunale, il commissariamento del Comune e l’indizione dei comizi che precedono la campagna elettorale. Ma, in punto di diritto e in analogia con quanto già successo altrove, i Giudici potrebbero riscontrare nella mozione di sfiducia insufficienti e non documentate motivazioni e annullarne gli effetti. “Noi – scrivono i 7 consiglieri comunali – abbiamo scelto di intraprendere la strada che passa per il civico consesso perché da tutti ritenuta la più democratica, quella che avrebbe consentito a tutti di esprimere la propria posizione e, a chi avesse voluto, esercitare un legittimo diritto di replica ed invece, solo per calcolo politico, il sindaco e due consiglieri hanno deciso di non partecipare al civico consesso per sfruttare un cavillo che consentisse loro di produrre ricorso. E’ questa – si chiedono Filardi, La Vitola, Zito, Grande, Grillo, Lo Giudice, e Tiripicchio – la linearità e la trasparenza delle azioni che tanto decantate? Perché non si vuole riconoscere la legittimità di un Consiglio Comunale svoltosi con quella pacatezza di toni che non è mai appartenuta al Sindaco? I consiglieri ed i cittadini, ai quali va tutto il nostro apprezzamento, hanno partecipato all’assise comunale con il rispetto e la considerazione che merita lo stesso consiglio comunale che oggi viene svilito con questo atto ignobile. Cosa si spera di ottenere? Avrebbe fatto bene il Sindaco, e chi ancora presta il proprio fianco a giochi di potere, – sostengono ancora i consiglieri firmatari della mozione – ad evitare di andare alla caccia di cavilli, di riconoscere che è mutato l’equilibrio all’interno del consiglio comunale e lasciare il proprio posto, dignitosamente, dimettendosi e facendosi garante dell’interesse di tutti, anche di coloro i quali la pensano diversamente, concedendo loro la possibilità e la libertà di esprimerlo nella sede più consona che è il Consiglio Comunale. Ed è per questo – concludono gli avversari politici del Sindaco – che abbiamo deciso di opporci al Ricorso perché, pur ritenendo che la politica non si possa e non si debba svolgere nelle aule di un tribunale, non possiamo attendere inermi la decisione senza difendere i nostri diritti e quelli dei cittadini di Villapiana”.
Pino La Rocca