TROPEA. Siamo sicuri della onestà, integrità e rettitudine del Sindaco di Bari Antonio De Caro, al quale esprimiamo la nostra solidarietà istituzionale e personale. Ma una cosa è il profilo etico e giudiziario del Primo Cittadino, tutt’altra cosa è la vera vicenda in questione sulla quale si sta alimentando un equivoco ancora più odioso del presunto complotto politico che si vorrebbe censurare.
Quest’ultima circostanza era e resta autonoma e distinta. È prassi consolidata che continua ad interessare, con le stesse discutibili procedure, centinaia e centinaia di comuni italiani (379 sciolti con gli ultimi governi nazionali!) e che, spesso e soprattutto in quelli più piccoli, che restano evidentemente figli di un Dio minore e di cui non si parla, appare motivata da addebiti di presunta illegittimità amministrativa che nulla hanno a che vedere con la criminalità organizzata. È un andazzo che, al di là degli elogi e delle difese personali a questo o a quel sindaco, ripropone semmai lo stesso ed unico allarme democratico che ancora in troppo pochi denunciamo senza peli sulla lingua. E qui ci sarebbe da piangere davvero, tutti i sindaci.
Mi riferisco – continua il Primo Cittadino – a quella che già in altre occasioni ho definito una legge in bianco, una norma imperfetta (quella appunto sull’accesso e sullo scioglimento dei comuni per presunte infiltrazioni mafiose) che di fatto delega inaccettabili interferenze e delegittimazioni nella e della sovranità democratica ad autorità che di fatto non rispondono di nessuno degli effetti negativi e perversi scaricati solo sulle comunità locali e per gli anni a venire; un gigante vulnus costituzionale da portare davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo; un gravissimo problema politico sul quale centro destra e centro sinistra dovrebbero con urgenza porre argine in Parlamento, recuperando decenni di inerzia, indifferenza e paure bipartisan. Quella in vigore infatti resta una legge inutile che invece di isolare e reprimere eventuali illegittimità di ogni tipo, mortificano il senso stesso della partecipazione popolare attraverso le elezioni.
Premesso che la vicenda oggettiva sottostante e riguardante il comune di Bari, da quel che sta emergendo, appare molto grave rispetto all’impianto normativo della legge su accesso e scioglimento, inducendo ad una inutile personalizzazione dei fatti, le dichiarazioni di De Caro che sono sostanzialmente fuori tema, hanno se possibile aumentato il livello di equivoco e di confusione nazionale. Esse hanno alimentato inutili strumentalizzazioni politiche, del tutto infondate se si considera, come è stato dimostrato in questi giorni, che la maggior parte degli scioglimenti decisi dagli ultimi governi di centro destra e di centro sinistra hanno interessato sindaci di centro destra. – Il collega De Caro avrebbe dovuto denunciare, come bene ha fatto ad esempio il Sindaco di Cosenza e collega avvocato Franz Caruso, la vigenza di una legge che continua a delegittimare democrazia e sovranità popolare sulla base – ha scritto Caruso nei giorni scorsi invocando più poteri di difesa per i primi cittadini – di indistinti indirizzi probatori preliminari, confusi e generici, in totale assenza di contraddittorio e senza la conoscenza stratificata di atti completi ed acclarati. Ed è esattamente questo – scandisce – l’inequivocabile nocciolo del problema che è nazionale, non di Bari, né di De Caro.
Quello De Caro non ha detto e che, anche e soprattutto nel suolo di Presidente dell’Anci avrebbe invece fatto benissimo a denunciare a sostegno della causa democratica di tutte le autonomie locali coinvolte da anni in Italia allo stesso modo da questa evidentissima violazione della nostra Costituzione repubblicana è che i sindaci sono tutti uguali di fronte all’approccio maccartista o da inquisizione seicentesca imposto da una norma accusatoria fondata sul nulla; una disposizione che non ha mai risolto e che risolve mai nulla nella sostanza, che ha prodotto ad oggi fallimenti su fallimenti a danno anzi tutto delle comunità coinvolte; un impianto legislativo da regimi autoritari che è miseramente lasciata, nelle mani di funzionari che di fatto non riescono ad indagare e dimostrare nulla e che non rispondono delle loro decisioni fisiologicamente affrettate, ad una esecuzione quasi sempre distratta, confusa, omissiva, arbitraria, irresponsabile e gravemente lesiva di tutte le garanzie di difesa che l’ordinamento giuridico riconosce perfino a terroristi e capi mafia acclarati. È, questo – conclude Macrì – il vero, inequivocabile scandalo democratico e costituzionale che si subisce, in termini di delegittimazione totale dell’azione di governo locale, in tutti i comuni nei quali, così come sta accadendo anche a Tropea, sulla base delle stesse intollerabili procedure attivate a Bari, ovvero sulla base di inchieste parallele in corso e sospetti, si decide di inviare una commissione d’accesso. Non è un atto di guerra contro Bari. Resta, purtroppo nel silenzio bipartisan dei Parlamenti che si sono succeduti ad oggi, una guerra silenziosa alla democrazia, alla libertà ed allo stato di diritto di questo Paese.
Comunicato stampa