Sanità in Calabria in coma profondo
Caro Direttore, le scrivo per sollevare il velo pietoso che pesa come un macigno sulla nostra Sanità Pubblica sempre più in coma profondo. L’interrogativo principe sul malfunzionamento e le lunghe liste di attesa per un qualsiasi esame lo rivolgo alla politica regionale e nazionale: perché si negano i servizi essenziali ai cittadini e si tollerano indicibili sprechi? A fronte dei molti sprechi nella Sanità Pubblica perché con il Decreto per la diagnostica il medico di famiglia non può prescrivere le analisi che si ritiene opportune e necessarie per la salute dei pazienti? Perché le limitazioni nella prescrizione dei farmaci per lo stomaco? E perché i farmaci per combattere il colesterolo si possono prescrivere quelli che non hanno il generico (quindi coperti da brevetto) solo al 20% dei pazienti, mentre l’80% deve assumere quelli che hanno il generico? Ai medici che non si adeguano a queste direttive della cattiva politica italiana viene decurtato lo stipendio. Nel recente passato i medici di famiglia avevano creato delle strutture alternative sul territorio (NCP) che funzionavano bene e davano ottime risposte sul territorio. La politica regionale ha voluto chiudere anche queste non finanziandoli più. Sorge spontanea la domanda se i cattivi politici italiani siano diventati per opera dello Spirito Santo anche medici e a conoscenza dello stato di salute dei cittadini. È sempre più opportuno, a mio avviso, una lettura critica della realtà e prepararsi ad una opposizione senza accettazione dello status quo.
19.9.2016 Distinti saluti Giuseppe Antonio Freccia