Editoriale. Movida a Corigliano-Rossano: tra confusione normativa e necessità di ordine

La movida a Corigliano-Rossano è diventata un argomento di acceso dibattito, soprattutto sui social. Non sorprende: quando si tratta di conciliare divertimento, ordine pubblico e rispetto delle regole, la situazione si complica. Il contesto normativo in cui operano gli imprenditori della zona non facilita le cose, anzi, sembra quasi ostacolare ogni tentativo di fare impresa in modo regolare. Il problema non è solo il rispetto delle norme, ma il fatto che queste, in un sistema complesso e farraginoso, comportano costi non indifferenti. E tutto questo in una realtà dove il lavoro stagionale, se va bene, dura 40 giorni. Pochi giorni per sperare in guadagni che giustifichino le spese e gli investimenti richiesti.

Le recenti azioni dell’autorità giudiziaria hanno sollevato polemiche e dubbi sulla tempistica e sull’equità delle decisioni. C’è chi parla di figli e figliastri, di due pesi e due misure. Ma il punto cruciale non è tanto il “quando” o il “chi”, bensì la necessità di mettere ordine in una situazione che appare sempre più confusa. La politica, da parte sua, dovrebbe legiferare con maggiore chiarezza e pragmatismo, tenendo conto delle peculiarità del territorio e delle esigenze degli imprenditori locali.

Un consiglio comunale monotematico sull’emergenza “turismo” potrebbe essere un primo passo nella giusta direzione. Un incontro dove si raccolgano dati concreti, si ascoltino le associazioni di categoria e si mettano sul tavolo soluzioni che vadano oltre la semplice repressione. Perché ciò che serve a Corigliano-Rossano non è un ulteriore giro di vite, ma un piano di sviluppo che tenga conto delle esigenze di tutti: residenti, turisti e operatori economici.

In una zona dove il turismo è un motore economico fondamentale, non ci si può permettere di navigare a vista. Servono regole chiare, applicate con equità, ma soprattutto serve la volontà di collaborare per trovare soluzioni condivise. La movida non deve essere vista come un problema, ma come una risorsa da gestire con responsabilità. E la responsabilità non può ricadere solo sugli imprenditori o sulle forze dell’ordine, ma deve essere condivisa da tutti: politica, cittadini e operatori economici. Solo così si potrà uscire da una situazione che oggi appare giunglesca, ma che domani potrebbe diventare un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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