(Io resto a Corigliano Rossano() – È necessario intervenire per smentire le numerose falsità e distorsioni che continuano a circolare riguardo al futuro del nostro territorio. Con una retorica carica di disinformazione, si cerca di ostacolare progetti fondamentali per la crescita economica e sociale della nostra comunità. Il gruppo “Io resto a Corigliano Rossano” non può rimanere in silenzio di fronte a queste manipolazioni. È nostro dovere fare chiarezza, riportando i fatti nella loro giusta luce e smascherando le falsità che minano lo sviluppo e il futuro del nostro territorio.
La questione del Piano Regolatore Portuale
Si afferma che il porto sia privo di un Piano Regolatore Portuale (PRP) adeguato, ma questo solleva una questione: come possono allora operare le attività attualmente presenti nel porto? E soprattutto, come potrebbero essere realizzati quei progetti “fantastici” di cui si parla, come la logistica per il comparto agroalimentare, il settore crocieristico e navale, se non esistono investitori, capitali o business plan concreti? La verità è che tutto ciò appare alquanto aleatorio e poco credibile.
Al contrario, Baker Hughes opera da anni in diverse aree del paese con un impegno concreto e comprovato: basta guardare ai progetti realizzati nelle sue sedi di Firenze, Vibo Valentia e Bari, dove non solo ha creato occupazione, ma ha anche contribuito attivamente al tessuto sociale con iniziative come programmi di formazione per giovani, borse di studio e collaborazioni con università locali. È facile fare castelli in aria, ma costruirli sulla terraferma è decisamente più difficile.
Disinformazione e verità sull’investimento
È evidente un tentativo di confondere le idee alla popolazione, sfruttando tecniche di disinformazione raffinate. Tuttavia, la verità è che nella conferenza dei capigruppo, Baker Hughes è stata estremamente chiara: si parla di 180 posti di lavoro, tutti con manodopera locale al 100%, e un compenso di 12 €/h. È prevista una formazione specifica e una ricaduta economica di 20 milioni di euro all’anno sul territorio, senza contare le altre ricadute sociali positive, come già avvenuto in altre località italiane dove BH opera.
A Firenze, ad esempio, BH non solo ha creato numerosi posti di lavoro, ma ha anche sviluppato progetti di responsabilità sociale come il sostegno a iniziative culturali locali e l’implementazione di tecnologie innovative per ridurre l’impatto ambientale delle sue attività. Le altre affermazioni sono solo parole vuote.
L’operatività del porto
L’assenza di un PRP aggiornato non significa che il porto non ne abbia uno funzionante. Infatti, tutti i porti italiani si trovano nella stessa situazione, eppure continuano a operare senza problemi. E se davvero questa mancanza fosse così invalidante, non sarebbe possibile realizzare nemmeno quei “progetti fantasma” di cui si parla. Una politica seria non userebbe questo argomento in modo strumentale per bloccare un investimento così importante.
Al contrario, si dovrebbe dialogare con l’autorità portuale, rappresentata dall’Ammiraglio Agostinelli, per aggiornare il PRP in maniera più aderente alle vocazioni del territorio, senza però bloccare il progetto di BH. Come si dice: “Una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.
Falsità sul lavoro e l’appalto
Qui siamo nel pieno della demagogia. BH ha chiarito che dei 180 posti di lavoro, il 60% sarà diretto, mentre il restante 40% sarà gestito tramite società in subappalto, garantendo gli stessi standard contrattuali di BH e con manodopera al 100% locale. BH è inoltre nota per il suo impegno nel garantire condizioni di lavoro rispettose e sicure, con un forte focus sulla sostenibilità ambientale, come dimostrato dai progetti portati avanti nelle sue altre sedi italiane. È il momento di smetterla con queste false informazioni e tornare alla realtà dei fatti.
Il vantaggio competitivo del porto
Questo punto è così semplice che persino un bambino saprebbe rispondere. Nel nostro porto verrebbero costruite strutture di grandi dimensioni, che per motivi logistici devono necessariamente essere prodotte a bordo banchina. Queste strutture rappresenterebbero un unicum di alta tecnologia, un vero e proprio concentrato di innovazione. Proprio questo unicum costituisce il vantaggio competitivo del nostro porto, attirando investimenti e portando un notevole know-how sul nostro territorio.
È grazie a questo valore unico che si attiverebbero circoli virtuosi, con un conseguente aumento dei posti di lavoro nel tempo. Chi parla di progetti per la logistica funzionali alla commercializzazione nel settore agroalimentare, potrebbe gentilmente fornire dettagli concreti? Chi sono gli investitori? Quali sono le ricadute economiche e occupazionali? Qual è il valore di questo progetto? Questo schema appartiene a una vecchia politica ormai obsoleta.
Spazio per tutti
Se esistono altri progetti seri e importanti che potrebbero avere ricadute maggiori sul territorio, perché non vengono citati? Anche questi potrebbero usufruire dei fondi del PNRR, come sta accadendo a Bari e Brindisi, chiaramente mettendo in gioco parte dei loro capitali. Lo si dichiari chiaramente al territorio di Corigliano Rossano: quali sono le intenzioni di questi investitori? Per noi, l’investitore potrebbe chiamarsi BH, Caio o Semprione, essere americano, italiano o calabrese: l’importante è che sia concreto, che dia vere garanzie e che rispetti l’ambiente secondo normative stringenti, come fa Baker Hughes.
Pensiamo fortemente che su 1,3 milioni di mq di porto ci sia spazio per tutti. Se ci fossero altri imprenditori pronti a contendersi il nostro porto, sarebbe solo un vantaggio. L’investimento di Baker Hughes rappresenta una straordinaria opportunità per l’economia locale, un vero e proprio catalizzatore per il turismo, la logistica e l’agricoltura. È tempo di guardare avanti e sostenere progetti che possano realmente portare sviluppo e benessere al nostro territorio.
Ingegnere Pietro Vulcano
Membro del gruppo Io resto a Corigliano Rossano