Si è aperto un dibattito sull’istituzione di una nuova provincia in Calabria, che dovrebbe promuovere i territori della Sibaritide e del Pollino. L’amministrazione comunale di Corigliano Rossano ha lanciato l’idea che il capoluogo debba essere la terza città della regione. Tuttavia, i sindaci di Castrovillari e Cassano non hanno ancora preso una posizione pubblica al riguardo. È evidente che sia il sindaco di Crotone, Enzo Voce, che quello di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, stiano guardando a due direzioni analoghe e diverse: Stasi verso l’asse Cosenza-Castrovillari ( Castrovillari è da sempre considerata una costola di Cosenza), e Voce verso Catanzaro-Lamezia. Queste aree centrali, però, hanno storicamente penalizzato le potenzialità della costa jonica. Le proposte in campo sono tutte legittime, ma è necessario considerare diversi fattori. Sarebbe più vantaggiosa una provincia chiamata Magna Graecia, con doppio capoluogo Corigliano Rossano e Crotone, o una che comprenda la Sibaritide e il Pollino? Non c’è dubbio che una provincia jonica sarebbe più produttiva per l’intera Calabria. Ma c’è una questione fondamentale: il Governo Meloni ha in programma di istituire nuove province? A quanto pare, no. È già difficile ripristinare le vecchie province con gli esigui fondi messi a disposizione, quindi dove si troverebbero le risorse per crearne di nuove? O si lanciano proposte a casaccio?
La proposta della Magna Graecia, tuttavia, non comporterebbe l’aggiunta di una nuova provincia; ne resterebbero comunque 110. L’idea è di sciogliere la piccola provincia di Crotone (quindi senza costi aggiuntivi per lo Stato) e crearne una nuova con doppio capoluogo, con oltre 410.000 abitanti, rendendola comparabile a Cosenza, che passerebbe da 700.000 a circa 400.000 abitanti, mantenendo così un equilibrio in Calabria. A questo proposito, il nuovo presidente della commissione temporanea creata a Corigliano Rossano, Tonino Uva, a cui auguro buon lavoro, ha avviato un monitoraggio che sembra concentrarsi solo sull’area del Pollino, escludendo al momento l’ipotesi di un coinvolgimento di Crotone. Questo potrebbe causare tensioni istituzionali significative, anche se da Crotone non arrivano segnali particolarmente convergenti all’idea Magna Graecia. Questo per amor di verità. È curioso notare che, sia a Crotone sia a Corigliano Rossano, la gente critica il centralismo nelle conversazioni quotidiane, ma poi, quando si tratta di agire istituzionalmente, si allinea senza esitazioni. E lo facevano anche i cosiddetti rappresentanti della società civile che una volta eletti si sono persi per strada. La vera domanda è: preferiamo una nuova provincia che abbia omogeneità territoriale, magari tutta costiera, o una provincia che si estende anche nell’entroterra? Al momento, siamo legati all’entroterra, ma i benefici non sembrano essere molti. Siamo pronti a sperimentare una provincia costiera? Abbiamo il coraggio di innovare e cambiare?
Matteo Lauria – Direttore I&C