La protesta contro il progetto delle pale eoliche offshore nelle acque del Mar Ionio continua a raccogliere consensi e partecipazione. Questa mattina, a Schiavonea, popolosa area costiera di Corigliano-Rossano, si è svolto un presidio a cui hanno preso parte circa un centinaio di persone, inclusi rappresentanti di associazioni ambientaliste e semplici cittadini, determinati a difendere il territorio dall’impatto che il progetto potrebbe avere sul paesaggio e sull’ecosistema marino. Alla manifestazione, oltre ai rappresentanti delle associazioni, erano presenti anche il vicesindaco di Corigliano-Rossano, Giovanni Pistoia, e il vicesindaco di Acri Mario Bonacci, che hanno sottolineato la loro preoccupazione per un progetto ritenuto troppo invasivo e senza reali benefici per la comunità locale.
La presa di posizione dei comuni di Corigliano Rossano e Acri
Il vicesindaco di Corigliano-Rossano, Giovanni Pistoia, ha espresso la posizione dell’amministrazione comunale in merito alla manifestazione contro le pale eoliche nel tratto di costa ionica. «Non abbiamo nessuna avversione di principio verso il sistema eolico. Quello che condanniamo è l’atteggiamento irrazionale e inconsapevole, che non coinvolge le autorità locali e ignora il paesaggio», ha dichiarato Pistoia. Che ha anche sottolineato come la Calabria abbia già contribuito in modo significativo al sistema energetico nazionale: «Non si capisce perché questa regione debba continuare a pagare un prezzo salatissimo. Non possiamo permettere che la Calabria venga considerata una regione da desertificare o una pattumiera d’Italia». Rispondendo a una domanda sull’eventuale beneficio per la comunità, ha affermato: «Non vedo assolutamente che tipo di vantaggi potrebbe avere la città o le zone interessate. Alcune bellezze paesaggistiche non possono essere scambiate con compensazioni limitate. Il Comune ha margini di manovra molto ridotti, ma non possiamo accettare passivamente queste decisioni. Faremo tutto il possibile per far sentire la nostra voce, anche se lo Stato spesso interviene senza considerare le autonomie locali». Il vicesindaco di Acri, Mario Bonacci, ha partecipato alla manifestazione contro l’installazione di pale eoliche nel tratto di costa ionica, ribadendo la contrarietà dell’amministrazione comunale a progetti calati dall’alto senza consultazione delle comunità locali. «Noi siamo presenti perché l’amministrazione comunale di Acri, con il nostro sindaco in prima linea, ha sposato questa giusta rivendicazione. Non si tiene conto della volontà dei sindaci e quindi delle comunità», ha dichiarato Bonacci. Pur non opponendosi alle energie rinnovabili, Bonacci ha sottolineato la necessità di un dialogo tra istituzioni e territori. «Non siamo contro le fonti energetiche rinnovabili, ma è giusto che ci sia una compartecipazione nella realizzazione di questi progetti e, soprattutto, che non vadano a deturpare l’ambiente e l’economia delle comunità locali». Rispondendo alla questione del coinvolgimento delle amministrazioni locali e dei benefici economici per le comunità, Bonacci ha chiarito: «Il vero problema è che le amministrazioni comunali non sono assolutamente coinvolte. I progetti vengono elaborati dall’alto e inviati direttamente al ministero per la valutazione. Le amministrazioni locali si trovano a dover difendere il territorio senza poter incidere sulle decisioni». Sulla possibilità di azioni future, il vicesindaco di Acri ha concluso: «Siamo disposti ad arrivare fino a dove la legge ce lo consentirà, senza alcun dubbio». I manifestanti contestano non solo il rischio ambientale, ma anche la mancanza di compensazioni economiche significative per la Calabria, già penalizzata in passato da politiche energetiche considerate poco eque. Le autorità presenti hanno ribadito la necessità di difendere il territorio e cercare soluzioni più sostenibili e meno impattanti. Il presidio si inserisce in una serie di manifestazioni organizzate lungo tutta la costa ionica, con lo scopo di fermare l’installazione di 28 pale eoliche galleggianti che potrebbero alterare in modo irreversibile il paesaggio marino e costiero, senza apportare occupazione o vantaggi concreti per la popolazione locale.
L’intervento dell’ex senatrice Rosa Silvana Abate
Durante la manifestazione contro il progetto delle pale eoliche nel tratto di costa ionica, ha preso la parola anche l’ex parlamentare e senatrice Rosa Silvana Abate, esprimendo forti critiche verso i progetti che rischiano di compromettere il futuro del territorio. «Il nostro territorio rischia seriamente di essere deturpato da questi nefasti progetti che vogliono pregiudicare la bellezza della nostra costa», ha dichiarato Abate. L’ex senatrice ha sottolineato l’importanza di agire in difesa del territorio, annunciando che il coordinamento e le associazioni locali sono pronte a passare dalle parole ai fatti: «Noi, come coordinamento e associazioni, ci studiamo gli atti e faremo le nostre eccezioni, così come abbiamo fatto sul porto (vicenda Baker Hughes)». Ha poi evidenziato la necessità di presentare osservazioni tecniche ed ambientali, spiegando che l’ubicazione del parco offshore non solo danneggerebbe l’estetica della costa, ma avrebbe un impatto negativo sull’economia locale: «Mettere un parco offshore in questa zona significa impedire lo sviluppo della vocazione del territorio, che è l’agricoltura, il turismo e la pesca». Particolare attenzione è stata posta sull’impatto che il progetto potrebbe avere sulla pesca, uno dei settori più importanti della zona: «Questo parco si troverebbe in una zona dove i pescatori lavorano e catturano specie pregiate come il gambero rosso e il merluzzo. Inibire la pesca qui significa distruggere il Golfo di Corigliano Calabro». Abate ha poi lanciato un appello ai rappresentanti locali e nazionali, chiedendo maggiori spiegazioni sul motivo per cui questi progetti sono stati destinati proprio a questo territorio: «Perché nella nostra città, Corigliano Rossano, con tutte le sue potenzialità, ci vogliono affossare in questo modo?».
La società civile insorge
Tra le voci critiche contro il progetto delle pale oliche offshore sul tratto ionico, l’avvocato Giuseppe De Luca, tra i rappresentanti del Comitato a Difesa del Porto di Corigliano, ha espresso con fermezza la sua opposizione. «Sono contrarissimo a tutto quello che possa danneggiare il nostro mare», ha dichiarato, sottolineando la bellezza incontaminata delle acque che caratterizzano il Golfo di Corigliano. Rispondendo alle domande sui grandi progetti industriali, come quello della multinazionale Baker Hughes, De Luca non ha nascosto il suo scetticismo: «Becker Hughes è un portatore di distruzione. Il progetto trasformerebbe il nostro porto in un centro per la produzione di manufatti fuori dall’ordinario, qualcosa di mai visto altrove». Sul tema delle pale oliche, il movimentista ha ribadito come l’installazione di 25 pale comporterebbe l’inibizione della pesca per un raggio di ulteriori 25 chilometri attorno agli impianti, compromettendo irrimediabilmente il mare e l’economia locale. Tra i protagonisti della manifestazione contro il progetto delle pale eoliche, Antonio Malancone, vicepresidente del Comitato Territoriale Popolo Unito Napa, ha espresso la posizione del comitato, impegnato nella salvaguardia e tutela del territorio: «Siamo qui stamattina perché da qualche anno, in collaborazione con il Comitato Salviamo il Nostro Porto e il coordinamento regionale Controvento Calabria, ci impegniamo a difendere e promuovere il territorio per l’utilità sociale», ha spiegato. Malancone ha sottolineato l’importanza di proteggere la vocazione naturale del territorio, evitando interventi che potrebbero danneggiare il tessuto economico e sociale locale: «Chiediamo che il territorio venga valorizzato per quello che è, senza introdurre corpi estranei come le paleoliche, che rischiano di snaturare il contesto socio-economico e ambientale». La sua preoccupazione, come quella di molti altri partecipanti, è che tali progetti vengano calati dall’alto senza considerare le peculiarità del territorio e senza un vero coinvolgimento delle comunità locali.
Gli effetti deleteri sulla costa
Alla manifestazione era presente anche Fabio Menin, già presidente WWF Sila Greca, il quale ha sottolineato l’importanza del diritto dei calabresi di decidere sulle sorti della propria terra. «Siamo qui per affermare il diritto dei calabresi a utilizzare e decidere sulla propria terra, evitando di essere colonizzati», ha dichiarato Menin, evidenziando la preoccupazione per i progetti eolici che minacciano la regione. Menin ha portato alla luce la vastità del progetto, spiegando che, oltre alle 28 pale oliche previste per la zona tra Rossano e Mandatoriccio, l’intera fascia ionica potrebbe arrivare a contenere fino a 150 impianti: «In totale, considerando anche le installazioni a terra, potremmo arrivare a circa un migliaio di pale eoliche. Questo significa che i calabresi non sarebbero più padroni della propria terra, ma la regalerebbero alle multinazionali. L’impianto comporta uno scavo di 130-140 chilometri in un fondale dove, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente, i gamberi rossi e viola lasciano le loro uova, un’area cruciale per la riproduzione». Menin ha lanciato un appello alle istituzioni, in particolare al sindaco, per accelerare l’invio delle osservazioni al Ministero dell’Ambiente, la cui scadenza è fissata per il 23 ottobre: «Le osservazioni devono evidenziare i danni concreti che questi progetti causerebbero. Le pale eoliche romperebbero le rotte dei pescatori, altererebbero le rotte migratorie degli uccelli e potrebbero disorientare i delfini a causa dei forti campi elettromagnetici».
Ernesto Borromeo: «Le torri eoliche galleggianti mettono a rischio il nostro mare»
Tra i partecipanti alla manifestazione Ernesto Borromeo, volontario de Le Aquile Protezione Civile di Corigliano, ha espresso preoccupazioni profonde riguardo all’impatto del progetto. «Le torri saranno più alte delle ciminiere dell’Enel, e questo è solo l’inizio. Sono previsti quattro progetti per tutto il mare Ionio». L’impatto ambientale, secondo Borromeo, potrebbe essere devastante: «Scaveranno il fondale marino per oltre 60 chilometri, distruggendo le uova di pesci e altri organismi marini. Inoltre, queste torri sono costruite con terre rare, materiali che non si possono smaltire, trasformando il mare in un cimitero di ecomostri permanenti». Alla domanda su come intendano opporsi al progetto, Borromeo ha spiegato che, come semplice comitato di cittadini, le azioni del coordinamento sono limitate a manifestazioni e sensibilizzazione attraverso articoli e interviste: «Non abbiamo molti strumenti a disposizione, ma ci iscriveremo tutti a Italia Nostra, l’unica associazione che è riuscita a contrastare le multinazionali straniere che ormai stanno colonizzando il Sud Italia». Ha ricordato il successo dell’associazione nel bloccare un progetto simile sulle montagne di Serra di Crista d’Acri, dimostrando che una resistenza è possibile.