Il Movimento 5 Stelle di Corigliano Rossano si trova al centro di una bufera interna senza precedenti. I vertici nazionali hanno deliberato la sospensione e la ricollocazione in fase istruttoria del gruppo territoriale, scatenando reazioni e polemiche all’interno del movimento locale. La decisione arriva in un momento di grande incertezza per il gruppo, che da tempo si trova diviso su questioni interne. Al centro della crisi, vi sono presunti provvedimenti di espulsione nei confronti di alcuni iscritti, che però non sono mai stati ufficialmente attuati né resi noti nelle loro motivazioni. Secondo alcune indiscrezioni, gli espulsi sarebbero stati colpiti per ragioni ancora poco chiare, alimentando sospetti e tensioni tra i membri del movimento. La sospensione del gruppo territoriale è stata vista da molti come un tentativo dei vertici del Movimento di ristabilire l’ordine, ma ha invece esacerbato ulteriormente il clima di sfiducia e malcontento. Diversi attivisti locali, infatti, accusano la leadership di aver agito senza trasparenza e senza coinvolgere la base, in contrasto con i principi di partecipazione e democrazia diretta su cui il Movimento è stato fondato. Tutto questo mentre è in atto la discussione a livello nazionale sulla necessità di eliminare il limite del terzo mandato per gli eletti del M5S. Questa regola, simbolo dell’impegno del Movimento per il rinnovamento della politica, è oggi oggetto di forti contestazioni interne. Alcuni sostengono che il limite debba essere mantenuto per evitare la cristallizzazione del potere e favorire il ricambio generazionale; altri, invece, ritengono che la regola debba essere rivista per consentire a figure di esperienza di continuare a lavorare nelle istituzioni, soprattutto in contesti dove la presenza del M5S è già ridotta. In questo clima di tensione e incertezza, il futuro del gruppo territoriale di Corigliano Rossano appare incerto. La sospensione decisa dai vertici potrebbe rappresentare l’inizio di una fase di riorganizzazione interna, ma al contempo rischia di portare a una definitiva frattura tra gli attivisti locali e la leadership nazionale.