Nel Consiglio Comunale, una discussione a tratti infuocata ha avuto come protagonista il tema Baker Hughes. Il dibattito ha visto la maggioranza sostenere la necessità di mantenere il ricorso presso la Presidenza della Repubblica, ritenuto un atto dovuto, mentre per la minoranza rappresenta un ostacolo per rilanciare il dialogo con la multinazionale. Il Sindaco Flavio Stasi ha difeso con fermezza la scelta di procedere con la conferenza dei servizi, passaggio essenziale, secondo la maggioranza, per garantire il rispetto delle norme e stabilire le basi per una pianificazione industriale congiunta e trasparente. Nel corso della seduta, la maggioranza ha introdotto una delibera che definisce un’apertura verso Baker Hughes, ma allo stesso tempo pone delle condizioni procedurali necessarie per non compromettere la legittimità dell’iter amministrativo. Il punto centrale dello scontro è stato il ritiro del ricorso, chiesto dalla minoranza, che considera quest’azione una precondizione per riaprire il dialogo con la multinazionale. Dal canto suo, il Sindaco Stasi ha ribadito che l’attivazione della conferenza dei servizi renderebbe il ricorso superfluo, giacché tale conferenza garantisce una pianificazione ordinata e coerente tra gli enti coinvolti. «È chiaro che la proposta di ritirare il ricorso è solo un’arma politica» ha dichiarato Stasi, criticando la richiesta dell’opposizione come una mossa tattica, più che una strategia reale di rilancio per il dialogo. La posizione della maggioranza si basa sull’assunto che, per poter realmente agevolare il progetto, sia necessaria una legittima autorizzazione ZES (Zona Economica Speciale), garantita proprio dalla conferenza dei servizi. La delibera è passata con 14 voti favorevoli e 9 contrari.
Le motivazioni della maggioranza: la conferenza dei servizi è essenziale
Il Sindaco ha difeso l’importanza della conferenza dei servizi per la regolamentazione dell’investimento, sottolineando che questo strumento è fondamentale per coinvolgere tutte le istituzioni preposte. Stasi ha poi accusato l’Autorità Portuale di Gioia Tauro di un approccio “militare”, che si scontrerebbe con i principi democratici e di collaborazione tra enti, considerando che le strutture portuali non appartengono esclusivamente a un singolo organismo o autorità, bensì a una rete di istituzioni. Dal punto di vista della maggioranza, il Comune si mostra disponibile a una pianificazione condivisa, tanto che è disposta a discutere l’eventuale industrializzazione delle banchine 2 e 3. Tuttavia, la collaborazione presuppone che anche Baker Hughes rispetti le prerogative degli altri soggetti coinvolti e che la pianificazione urbanistica e ambientale sia rispettata.
Il fallimento della mediazione
Nonostante i tentativi della maggioranza di mediare, per Stasi le trattative con la minoranza sono naufragate all’ultimo momento. «Dopo ore di discussioni, sembrava che fossimo arrivati a un accordo, ma tutto è improvvisamente sfumato» ha dichiarato Stasi, ipotizzando il possibile intervento di “forze esterne” che avrebbero influenzato il voto finale della minoranza. Quando interpellato sull’atteggiamento della multinazionale, il Sindaco ha sottolineato che Baker Hughes potrebbe non avere ancora chiuso definitivamente le porte al progetto, pur avendo preso una decisione di stallo di lungo termine. La multinazionale, secondo Stasi, potrebbe rivedere la propria posizione se il contesto normativo e autorizzativo diventasse più favorevole, con un titolo valido e definitivo per l’area industriale. In particolare, un’autorizzazione ZES stabile potrebbe cambiare la percezione dell’investimento, portando l’azienda a riconsiderare la sua partecipazione.
Pasqualina Straface all’attacco: “Il ricorso ha allontanato Baker Hughes, serve responsabilità per recuperare l’investimento”
Pasqualina Straface, capo dell’opposizione, ha puntato il dito contro il Sindaco Flavio Stasi, ritenendolo il principale responsabile della mancata ripresa dell’investimento da parte della multinazionale. Secondo Straface, il ricorso straordinario presentato al Presidente della Repubblica è stato percepito come un atto di ostilità, scoraggiando l’azienda a portare avanti il progetto. Straface ha spiegato con chiarezza le motivazioni dietro la richiesta dell’opposizione di ritirare il ricorso. Secondo la leader della minoranza, il ricorso straordinario è stato un fattore determinante nella decisione di Baker Hughes di rinunciare all’investimento. «Abbiamo chiesto al Sindaco di ritirare il ricorso perché conosciamo le cause che hanno portato la Baker Hughes a rinunciare a questo grande investimento» ha dichiarato Straface. Per la multinazionale, la presenza di un ricorso pendente contro l’autorizzazione è stata interpretata come un segnale negativo, un ostacolo burocratico e politico che ha minato il clima di fiducia necessario per operare in un territorio. Secondo l’opposizione, la multinazionale aveva già ottenuto un titolo autorizzativo valido per poter avviare l’investimento, ma è stata scoraggiata dall’ambiente politico poco favorevole. «Sfido qualsiasi multinazionale a venire a investire in un territorio dove c’è un Sindaco che fa un ricorso straordinario al Capo dello Stato» ha dichiarato la Straface, evidenziando la mancanza di un consenso istituzionale e politico necessario per attrarre investitori.
La conferenza dei servizi: un punto di disaccordo
Uno dei punti più critici emersi durante il Consiglio è stato il ruolo della conferenza dei servizi, un procedimento che secondo il Sindaco Stasi sarebbe essenziale per proseguire nell’iter di autorizzazione e che, a suo dire, renderebbe il ricorso superfluo. Tuttavia, Pasqualina Straface ha fortemente contestato questa interpretazione, affermando che una conferenza dei servizi si è già tenuta e che tutti gli enti coinvolti hanno espresso parere positivo. «Mancava solo il parere del Sindaco» ha dichiarato Straface, criticando l’amministrazione comunale per continuare a confondere il parere di congruità con la conformità urbanistica, quando invece la questione dovrebbe già essere superata dall’autorizzazione ZES (Zona Economica Speciale). L’opposizione, quindi, ritiene che la conferenza dei servizi non rappresenti una giustificazione per mantenere il ricorso pendente e che, anzi, il problema risieda proprio nel clima ostile creato dall’amministrazione comunale.
Un clima sfavorevole agli investimenti
Il discorso di Straface mette l’accento sulla necessità di creare un contesto favorevole per l’arrivo di investimenti stranieri, soprattutto di grandi multinazionali come Baker Hughes. Il capo dell’opposizione ha sottolineato che per aziende di questo calibro è fondamentale operare in un territorio dove c’è il pieno supporto delle istituzioni locali e delle forze politiche. In questo caso, secondo l’opposizione, l’atteggiamento del Sindaco ha invece contribuito a creare un clima di incertezza e sfiducia, allontanando l’investitore. Straface ha ribadito che la Baker Hughes, con il suo progetto, avrebbe portato importanti prospettive di sviluppo economico e occupazionale per l’area, una delle più importanti esigenze del territorio. «A questo punto, la responsabilità è esclusivamente del Sindaco Flavio Stasi. Lui ha il dovere di ritirare il ricorso straordinario e invitare Baker Hughes per vedere se ci sono le condizioni per recuperare questo investimento» ha affermato con decisione la leader dell’opposizione.
Il ritiro del ricorso: l’unica strada per salvare l’investimento
Per l’opposizione, la strada da seguire è chiara: ritirare il ricorso al Capo dello Stato è la condizione imprescindibile per riaprire il dialogo con Baker Hughes e tentare di riportare l’azienda in città. Pasqualina Straface si è detta convinta che, una volta eliminato questo ostacolo, ci potrebbero essere margini di trattativa per convincere la multinazionale a riconsiderare la sua decisione. «Io ritengo che, se si ritira il ricorso, ci possano essere le condizioni affinché Baker Hughes torni a investire» ha affermato con fiducia Straface, lanciando un appello al Sindaco affinché faccia il primo passo in questa direzione. Secondo la sua visione, è essenziale che il Comune si mostri aperto e disponibile a una collaborazione attiva con l’azienda, senza frapporre ostacoli burocratici o legali che possano ulteriormente compromettere il progetto.