La sanità dell’area sibaritica continua ad essere un argomento caldo, soprattutto riguardo l’organizzazione interna degli ospedali di Corigliano e Rossano. Mentre la costruzione del nuovo ospedale unico della Sibaritide è prevista per il 2026, senza escludere potenziali ritardi dovuti all’incendio che ha colpito il cantiere, l’attuale gestione sanitaria si trova a fronteggiare il dibattito sulla divisione delle funzioni ospedaliere tra i due presidi attuali, ovvero il concetto delle cosiddette “aree fredde” e “aree calde”. In una recente intervista, il consigliere regionale Giuseppe Graziano ha espresso la sua posizione sulle modifiche operative previste nei due presidi ospedalieri locali. Nonostante le buone intenzioni, finora l’effettiva implementazione di questo piano ha subito ostacoli, spesso legati alla politica locale e ai campanilismi tra i due comuni. «Ogni volta si è messa di mezzo la politica e il campanilismo» ha sottolineato Graziano, alludendo alle difficoltà di fare accettare un riassetto funzionale che coinvolgerebbe trasferimenti di reparti. Per Graziano, una gestione più razionale tra Corigliano e Rossano potrebbe portare benefici nell’immediato, senza necessariamente attendere la conclusione dei lavori del nuovo ospedale.
2026: anno di svolta per l’ospedale unico della Sibaritide
Con il nuovo ospedale della Sibaritide previsto per il 2026, Graziano ritiene che i lavori stiano proseguendo a buon ritmo. «Proprio in queste ore, il presidente Occhiuto ha effettuato un sopralluogo per verificare lo stato di avanzamento dei lavori – ha spiegato – e sembra che tutto proceda secondo i tempi previsti, come stabilito nel nuovo atto d’obbligo dopo la variante. Tuttavia, il consigliere ha sottolineato che l’apertura della nuova struttura non dovrebbe impedire interventi migliorativi sugli ospedali esistenti, affermando che la sanità locale non può attendere ancora anni per offrire servizi più adeguati. «Non è possibile non procedere alla riorganizzazione dei due ospedali solo perché si sta completando il nuovo. In passato si è rinunciato ad aggiornare le strutture esistenti nell’ottica di un ospedale futuro, ma il tempo è passato senza che il nuovo ospedale fosse pronto, lasciando le strutture attuali in una condizione inadeguata».
Divisione tra “caldo” e “freddo”: una questione di funzionalità
Il consigliere ha ribadito che il concetto di “area calda” e “area fredda” rimane fondamentale per migliorare l’efficienza del sistema sanitario locale. Ma cosa si intende esattamente con questa divisione? Il termine “area calda” si riferisce ai reparti ad alta intensità di cure e di emergenza, come chirurgia e medicina d’urgenza, che richiedono risorse e personale pronti ad intervenire immediatamente. L’“area fredda,” invece, include i servizi che non richiedono un intervento immediato e possono essere programmati, come alcune visite specialistiche e laboratori diagnostici. L’azienda sanitaria prevede la possibilità di trasferire alcuni reparti tra i due ospedali per una distribuzione più funzionale, ma questo piano incontra resistenze, con molti che ritengono che la gestione attuale dovrebbe rimanere invariata fino all’apertura della nuova struttura. Graziano, tuttavia, è convinto che questa riorganizzazione sia nell’interesse dei cittadini e dei servizi sanitari locali: «Se si può migliorare ora, daremo due anni di servizi più efficienti ai cittadini, invece di attendere il nuovo ospedale».