L’urgenza della responsabilità sociale
La vicenda di Baker Hughes porta alla luce un problema di responsabilità, non solo dell’azienda, ma anche delle istituzioni. Il ritiro dell’investimento evidenzia crepe profonde nel sistema, falle che coinvolgono tutti gli attori in campo, dalle amministrazioni locali alle rappresentanze istituzionali. Inutile, ora, cercare capri espiatori: il dato di fatto è che un attore strategico se ne va, e con esso si dissolve una parte del tessuto economico. Di chi è la responsabilità di questa perdita? La risposta è collettiva, e richiede un’azione che non può essere rimandata.
Un territorio tra passato e futuro
Se l’uscita di Baker Hughes può sembrare, a prima vista, un sollievo dal punto di vista ambientale, è un sollievo che rimane tale solo se oggi stesso si inizia a lavorare per un’alternativa solida. Il vero rischio è che tutto cada nell’oblio, che il porto e le strutture rimangano un simbolo di promesse incompiute e di potenzialità abbandonate. Corigliano-Rossano non può permettersi di arenarsi su questo abbandono, come già accaduto altrove. Serve una strategia concreta e condivisa che punti a costruire posti di lavoro stabili, ma anche un’economia sostenibile, che metta al centro chi ha bisogno di risposte immediate e non può aspettare.
Diritto al lavoro e sviluppo eco-compatibile: un equilibrio necessario
La strada verso un’economia eco-compatibile è giusta e necessaria, ma spesso chi la persegue non è chi vive nella precarietà. Bisogna evitare di cadere in retoriche vuote, che parlano di sostenibilità senza offrire alternative reali a chi cerca un’occupazione. Un cambiamento di rotta è possibile, ma per riuscirci occorre impegno a tutti i livelli: che le istituzioni si assumano le proprie responsabilità e che gli investitori abbiano garanzie chiare, ma anche vincoli per rispettare il territorio.
Un futuro da costruire insieme
Corigliano-Rossano ha bisogno di ritrovare una visione comune, che non lasci indietro nessuno. Il messaggio è chiaro: serve che chi ha un lavoro possa contare su una stabilità, ma soprattutto è essenziale dare una risposta a chi questo lavoro non lo ha. Perché il futuro della città non può essere un’attesa infinita e neanche un percorso che lascia sullo sfondo i bisogni di chi vive in condizioni difficili. Il momento di agire è adesso, per dare vita a un progetto di sviluppo che sia inclusivo, sostenibile e, soprattutto, concreto.
Matteo Lauria – Direttore I&C
2 risposte
Sono cinquan’anni che assistiamo, inermi, al solito teatrino: quelli che alzano le barricate per impedire qualsiasi investimento produttivo, sono i primi a lamentarsi dell’ assenza di lavoro. Questo è il momento del pudore e semmai, dell’ autocritica, per l’incapacità atavica a determinare un futuro dignitoso per questo territorio. Le colpe? Classe politica incapace sorda e cieca, succursale dei cosentini, mezzi d’informazione incapaci di fare vere campagne stampa, rappresentanze dei lavoratori che si spendono al minimo per non disturbare i manovratori. E ricomincia il pianto…
Ebbene sì, hanno vinto, come sempre, i signori del NO. Gli stessi chiamati ad amministrare il territorio per favorire, da noi no, chi vuole creare posti di lavoro stabiliti, a busta paga, Posti di lavoro che da noi puzzano, altrove vengono accolti in pompa magna. Noi ci gongoliamo con la nostra vocazione AGRICOLA e TURISTICA. Campa cavallo…