Il caso del trentaseienne Elhani Yassine, di origini marocchine ma residente da anni a Corigliano-Rossano, ha avuto un esito inatteso nel processo conclusosi al Tribunale di Castrovillari. L’uomo, noto alle forze dell’ordine per numerosi precedenti, era accusato di una lunga serie di reati, tra cui il più grave: tentato omicidio nei confronti di carabinieri. Nonostante le pesanti contestazioni, il giudice ha escluso le aggravanti principali, decretando una pena finale di 4 anni e 4 mesi, molto inferiore rispetto alle richieste dell’accusa.
La vicenda risale al 26 febbraio 2023, quando Yassine è stato arrestato in flagranza di reato dopo una rocambolesca fuga attraverso i comuni di Corigliano-Rossano, San Marco Argentano e Roggiano Gravina. L’uomo era già ricercato dalle forze dell’ordine da dicembre 2022, quando era sfuggito a un controllo dei carabinieri. Dopo mesi di indagini e grazie a intercettazioni telefoniche, è stato possibile localizzarlo e procedere al fermo. Le accuse contro Yassine erano molteplici: tentato omicidio di carabinieri, resistenza aggravata, detenzione illegale di arma da fuoco (una pistola calibro 22 con colpo in canna e sei nel caricatore), ricettazione dell’arma risultata rubata, possesso di un considerevole quantitativo di cocaina già suddivisa in dosi per lo spaccio, detenzione di munizioni e danneggiamento aggravato di un’auto dei carabinieri. Durante il suo arresto, l’uomo avrebbe opposto resistenza per ben due volte, danneggiando un veicolo militare nel tentativo di sottrarsi alla cattura.
Il processo e la strategia difensiva
A seguito dell’arresto, il pubblico ministero aveva richiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere, accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Castrovillari. Viste le prove raccolte, tra cui le intercettazioni e i sequestri effettuati, il pubblico ministero ha chiesto il giudizio immediato per accelerare il procedimento. L’imputato, assistito dall’avvocato Giuseppe Vena, ha scelto di procedere con il rito abbreviato, formula che prevede uno sconto di pena in caso di condanna. Durante il processo, il pubblico ministero ha sostenuto la gravita delle accuse, definendo i fatti «di estrema pericolosità sociale» e chiedendo una condanna severa. L’avvocato Vena, tuttavia, ha adottato una linea difensiva incisiva, mirata a smontare le accuse punto per punto. In particolare, ha contestato la qualificazione di alcune condotte, ottenendo l’esclusione delle aggravanti per diversi reati e riuscendo a ridimensionare il quadro accusatorio complessivo.
L’esito del giudizio
Il giudice ha accolto parzialmente la tesi difensiva, escludendo alcune delle contestazioni più gravi. La sentenza ha assolto Yassine dall’accusa di tentato omicidio e dalla detenzione illegale di armi da fuoco. Tuttavia, l’uomo è stato riconosciuto colpevole di altri reati, tra cui la resistenza aggravata e il possesso di droga ai fini di spaccio. La condanna finale è stata di 4 anni e 4 mesi di reclusione, un risultato nettamente inferiore rispetto ai 30 anni inizialmente prospettati dall’accusa.