Che la presenza del sig. Manoccio al consiglio comunale SPRAR del 7 settembre scorso, fosse il presagio di un’intesa in chiave “clandestina” si era capito da subito. Che si tramutasse in un invito a dedicarsi al business della cosiddetta “accoglienza”, era non solo preventivato ma lo aspettavamo anche in tempi così rapidi. Infatti, non a caso, il giorno dopo il consiglio comunale di cui sopra, diffondemmo un comunicato stampa proprio per porre l’attenzione sul significato della presenza del delegato e su chi è Giovanni Manoccio. Lo stesso, fu acclamato e applaudito, al suo ingresso, dalla maggioranza come il salvatore della patria, molto meglio noto come il salvatore delle tasche? Il delegato all’immigrazione della Regione Calabria, finto moralista e finto buonista, che propose la questione clandestini, ponendola come un buon affare. Manoccio, ad Acquaformosa, richiama infatti, l’irresponsabile modello dell’accoglienza e dell’integrazione a “tutti i costi”, cosi come comandano le più alte istituzioni europee. Gli stessi sono poi gestiti, dalla associazione “Don Vincenzo Matrangolo” e a tal proposito abbiamo rivolto al “delegato regionale all’accoglienza” Manoccio, alcune domande: se è vero che sua Moglie lavora o collabora, sempre assumendo ruoli diversi, nella medesima associazione? Se è vero che il presidente dell’associazione in questione è fratello di un suo ex assessore? Se è vero che la moglie dell’attuale sindaco, anche lui Pd è socia e con ruoli che cambia spesso? Se è vero che il negozio di generi alimentari della moglie di un’assessore in carica, fornisce i prodotti anche ai rifugiati ospiti dell’associazione “Don Vincenzo Matrangolo”? Se è vero che a lavorare nell’associazione sono amici e parenti di tutti i membri della maggioranza? Ad oggi dopo mesi, nessuna risposta. Quel che è certo è che il tutto si fa per una integrazione accogliente, ma soprattutto “conveniente”. Si può chiamare con qualsiasi nome, SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) oppure CARA (Centri Accoglienza Richiedenti Asilo) ma la sostanza non cambia. Le varie inchieste hanno dato un comune denominatore a tutti questi “circoli viziosi” di “accoglienza”, cioè Business. Facendo un po’ di conti, si hanno chiari una serie di concetti: su 130 mila sbarcati, in 70 mila fanno domanda di asilo e solo a 2853 (il 5%) viene riconosciuto l’asilo politico”; 60 mila spariscono; altri vengono fermati per 1 anno; mentre il 65% sono CLANDESTINI ma non vengono espulsi, perché siamo buoni o perché siamo fessi, dipende dai punti di vista. Altro dato importante, riguarda i fiumi di denaro utilizzato per il mantenimento, in hotel e affini, di questi clandestini.