Si legge in quel capolavoro che è Il Gattopardo, certamente frutto di preveggenza, che “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Mai profezia fu più realistica e tranquillamente adattabile al panorama rossanese in cui i grandi movimenti delle ultime settimane sono perfettamente in sintonia con quell’immobilità mista a finto rinnovamento che ormai si è posata come un manto su questa città. Nello stesso lasso di tempo abbiamo assistito a ben due mutamenti politici: prima l’innesto di forza ed energia fresca innegabilmente derivato dal ritorno in politica dell’ex sindaco eletto nel 2001 e fatto cadere prima della conclusione del mandato; una ventata di novità con quindici anni di ritardo. Poi la longa manus di Graziano ha colpito ancora: dopo aver detronizzato Antoniotti e fatto eleggere Mascaro il consigliere regionale ha deciso di tornare ad occuparsi di Forza Italia e di riportare fra le proprie fila i ribelli del centro destra. Operazione perfettamente riuscita nel momento in cui lo stesso Antoniotti, che fino a giugno scorso aveva lanciato una vera e propria crociata contro Graziano e sodali, ha fatto marcia indietro. Ubi maior minor cessat, dicevano gli antichi, e a Rossano la saggezza popolare continua ad andare per la maggiore.