Sibaritide terra sempre più abbandonata. E Rossano perde prestigio

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ROSSANO Tra problemi e fittizie alleanze la politica continua a vivere un momento difficile. Tra le grandi questioni emerge quella delle finanze che rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza. A ciò va aggiunto il dramma di una città che perde colpi e s’indebolisce sempre di più, anche a causa del continuo depauperamento frutto di provvedimenti che arrivano dall’alto. Non basta la chiusura del Tribunale, ma occorre spingere fino in fondo, affinché la città sprofondi nel baratro. Una visione ai limiti del macabro e che ha una cabina di regia ben definita.Il luogo delle trame oscure si rinviene in quella parte del cosentinismo che vive il rafforzamento dello jonio più come una minaccia e non come un potenziale. Ma questa è storia vecchia, trita e ritrita. Il dramma è che nella Sibaritide si conservano custoditi i soliti “pretoriani” pronti a prostrarsi e a svendersi per un piatto di lenticchie o giù di li. A Cosenza si pecca in lungimiranza, a Rossano in servilismo. Ora anche i “luogotenenti” del posto fanno fatica a tenere il moccolo: dall’alto la stanno facendo, evidentemente, troppo sporca. La città del codex ha perso in prestigio e autorevolezza. In discussione è non solo la politica ma la classe dirigente nel suo complesso. Basta pensare, in ambito sindacale, che nella Cgil la camera del lavoro è stata assegnata a un castrovillarese (ovviamente senza nulla togliere al valido rappresentante). Si pone dunque un problema di rappresentanza politico/istituzionale/dirigenziale. Dice bene il sindaco Stefano Mascaro quando afferma : «Siamo rimasti orfani dei grandi». Si riferiva ai “Mancini” di un tempo, eletti prevalentemente con “voti puliti”. Questo è il contesto sociale entro cui s’incastona attualmente la città di Rossano. Nel frattempo si va avanti tentando di trovare soluzioni perché con orgoglio si possa reagire energicamente. In molti, prevalentemente quel che resta dei segretari di partito e di altri organismi, fanno finta di non vedere questo stato di cose, perché non hanno né la forza né il carisma necessario a potersi contrapporre a siffatte logiche. Ora sembra faccia paura il processo di fusione dei comuni di Corigliano e di Rossano, un potenziale enorme che alimenta il potere contrattuale della Sibaritide, della provincia e dell’intero “sistema Calabria”. Un progetto temuto, prevalentemente dagli stolti, da chi vuole una Calabria povera, nella miseria. E’ la logica delle piccole menti, capaci di emergere solo grazie a un elettorale frutto di clientele. I grandi numeri dicono, invece, che la Sibaritide è la polpa dell’economia, lo affermano le banche, gli istituti di credito. Non lo comprende la politica centralista. La “fusione” è un terreno pericoloso. E’ bastata la presentazione di una proposta di legge regionale da parte del Consigliere regionale Giuseppe Graziano perché lui stesso divenisse, a pochi giorni dall’annuncio, destinatario di gravi attacchi mediatici. Sia chiaro, nessuno mette in discussione la tipologia di accuse perché è e sarà compito della magistratura fare chiarezza. Ma una domanda nasce spontanea: come mai solo dopo la presentazione del progetto di legge pro-fusione sono stati pubblicate alcune dichiarazioni, guarda caso, da un sito cosentino? La fusione, c’è poco da fare, è materia che scotta. E la questione della nuova ripartizione dei distretti sanitari ne è una riprova. Come è possibile che in momento in cui è in stato avanzato il processo di fusione dei due comuni i vertici dell’azienda sanitaria provinciale dividono lo jonio in tre aree, accorpando Corigliano niente poco di meno a San Marco Argentano, Rossano ad Acri, e Trebisacce a Castrovillari. Nulla di più scriteriato, se non il tentativo di spaccare il territorio a vantaggio della solita sciocca mentalità cosenzacentrica.
(fonte: La Provincia di Cosenza)

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