A settembre si pensa al referendum. La proposta è stata avanzata dal comitato delle cento associazioni e fatta propria nelle ultime ore dai due sindaci di Corigliano e di Rossano Giuseppe Geraci e Stefano Mascaro. Manca solo il decreto vergato dal governatore Mario Oliverio. Tale impostazione va in larga parte incontro alle esigenze del primo cittadino ausonico che aveva manifestato l’intenzione di procrastinare di tre mesi la decisione di Oliverio per meglio comprendere le condizioni finanziarie del Comune di Rossano. Nella lettera inviata al governatore non appare la questione “Cassano”, altro vincolo posto da Geraci al fine di facilitare una fusione a più teste. In effetti il problema di ordine culturale si pone. Non tutti sono convinti della bontà di una proposta storica che rilancerebbe l’area urbana in un contesto regionale a tal punto da collocarla quale terza città della Calabria, dopo Reggio e Catanzaro. Un meccanismo straordinario che potrebbe rafforzare l’intero sistema Calabria, e la stessa provincia di Cosenza. Tuttavia i problemi non mancano. E’ importante assumere la consapevolezza che, a Corigliano come a Rossano, ci sono sacche silenziose di dissenso che potrebbero compromettere il responso dell’urna. Non a caso Geraci è apparso per lungo tempo titubante. Una questione, questa, poco dibattuta e su cui il comitato delle cento associazioni, che finora si è battuto sapientemente, dovrà fare i conti. Intanto occorre partire da alcune consapevolezze di non poco conto: le due città non perderanno le proprie identità, al contrario potranno essere rafforzate puntando proprio sulle singole specificità che, rappresentano, una fonte di ricchezza e non certo di cancellazione della rilevanza storica e sociale dei due comuni. Di certo chi ci crede deve mutare atteggiamento. A partire dalle due amministrazioni comunali chiamate in prima linea, poiché hanno deliberato favorevolmente, a promozionare e pianificare ogni attività protesa alla conoscenza del progetto. Non basta azionare meccanismi di ascolto che, tra l’altro, al momento sarebbero del tutto approssimativi considerata la scarsa conoscenza di quello che dovrebbe essere il contenitore. I due comuni hanno gli strumenti per farlo. Parallelamente è indispensabile l’azione del comitato delle cento associazioni, con il supporto degli enti statali e para statali. Infine, non di poco conto, sarà il ruolo di partiti e movimenti, nonché, delle organizzazioni sindacali queste chiamate a sostenere ogni progettualità da ritenersi strumento per creare e tutelare posti di lavoro. Oggi più mai, si rende necessario trovare tutte le strategie per neutralizzare l’emigrazione, intercettare la crisi e superarla. Per fare ciò, c’è bisogno del concorso di tutti. L’alibi dell’introduzione di Cassano cade nel momento in cui lo stesso comune può essere integrato per incorporazione successivamente. Così come la questione finanze è superabile grazie all’intervento dello Stato che agevola e finanzia le fusioni. Non ci sono pretesti quindi per non fare, se non l’attuazione solita dell’autolesionismo e dell’irresponsabilità.