Continua a mietere vittime e ha imparato a nascondersi nelle pieghe del deep web – il volto oscuro della rete – mentre le violenze si fanno sempre più raffinate e le modalità di smercio del materiale diventano “a tempo”. Anche quest’anno, a sollevare il velo su un abisso di perversione per molti inimmaginabile è il Report 2016 su pedofilia e pedopornografia di Meter onlus . intitolato “Un crimine contro i bambini” e presentato nei giorni scorsi dal suo fondatore e presidente, don Fortunato Di Noto, e dal direttivo dell’associazione nella sede nazionale di Avola (Siracusa). Numeri che parlano da sé: identificate e segnalate alla Polizia postale quasi due milioni di immagini (1.946.898 contro il milione e poco più del 2015); rilevati 203.047 video contro i 76.200 del 2015; monitorate e segnalate 9.379 url, in lieve calo rispetto ai 9.872 del 2015. I pedofili lasciano i social network (155 segnalazioni tra Twitter, Facebook, Youtube contro le 3.414 dell’anno precedente) e scelgono forme più sofisticate di immersione grazie al deep web. E le vittime sono sempre più piccole: aumentano i bimbi sotto i tre anni. Ed è purtroppo in questo ambito che si inquadra l’arresto, avvenuto nei giorni scorsi, di un trentenne coriglianese M.P., le accuse nei suoi confronti sono davvero pesanti: pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico. Il coriglianese, insieme ad altri in diverse parti d’Italia, risulta tra gli indagati dell’operazione denominata Dark Empyrean coordinata dalla Procura distrettuale di Roma con il supporto di FBI ed Interpol e che mira a far luce sul mercato pedopornografico presente sul web. L’operazione è scattata in diverse città italiane all’alba dello scorso 22 marzo, anche se maggiori particolari si sono appresi nella giornata di ieri. M.P. è stato arrestato dalla Polizia di Stato perché trovato in possesso di un’ingente quantità di materiale pedopornografico. Oltre 270 file di video e foto di natura pornografica, realizzati con minori, sono stati rinvenuti nella sua abitazione, celati abilmente nella memoria dell’hard disk di un personal computer, sequestrato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cosenza e di Catanzaro a seguito di una perquisizione locale e su sistemi informatici disposta nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Roma.
Nella circostanza, gli operatori specializzati della Polizia di Stato hanno proceduto ad analizzare vari supporti digitali di memoria trovati a casa del giovane, che svolge attività lavorativa nel settore dell’informatica e che saranno comunque oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi.