Fusione, l’assessore Candiano sconfessa i dati errati

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Fusione si, fusione no. Il dibattito, sia politico che popolare, inizia a scaldarsi. Dal gennaio 2015 (cioé da quando Rossano approvò la delibera e Corigliano no, salvo poi approvarla poco più di un anno dopo) ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata. La proposta di legge di istituzione del Comune unico Corigliano-Rossano che porta la firma del consigliere regionale Giuseppe Graziano, giace in Consiglio. La data per il referendum consultivo non vincolante è stata fissata dal Presidente della Regione Mario Oliverio per il 22 ottobre prossimo. Nel frattempo le polemiche non sono mancate. E neppure i tentativi, subdoli o meno, esterni di “rompere” le uova nel paniere. Le “avances” del sindaco di Cassano Jonio, Gianni Papasso, di fare la fusione a tre o quattro (includendo Villapiana) sono sembrate essere più tentativi destabilizzanti che altro. Adesso rompe il silenzio l’assessore al bilancio del Comune di Rossano, Nicola Candiano. Che, a proposito di cifre riportate dai media sui raffronti numerici tra i Comuni di Corigliano, cassano e Rossano, espone il suo pensiero. E lo fa analizzando i dati economici sia di Corigliano che di Rossano. Come anche entrando nel merito dei dipendenti comunali. “Rossano – dice Candiano – ne ha 170 ed una spesa di 6 milioni e 128 mila e 561. La differenza fino a 316 unità sono LSU/LPU, il cui costo di euro 2 milioni e 782 mila e 350 euro è a carico della Regione Calabria e del Ministero dell’Interno. Così corretto, il dato è più omogeneo per il confronto con Corigliano che ha un organico di 193 unità e 6 tra lavoratori socialmente utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU) ed una spesa di circa 6 milioni e 300 mila euro. Il patrimonio netto – prosegue Candiano – a Rossano è pari ad oltre 120 milioni di euro (Corigliano circa 45.000). Il risultato economico al 2015 ha fatto registrare a Rossano un saldo positivo di circa 3 milioni (a Corigliano negativo di circa 6,5 milioni)”. Dati, questi, controvertenti rispetto a quelli snocciolati dalla sponda coriglianese. Candiano poi è duro, quando dice: “È quantomeno poi azzardato sostenere che nel documento unico di programmazione (DUP) 2017-2019 il Comune di Rossano abbia glissato sul tema della fusione. Tutt’altro. Esso è letteralmente definito la madre di tutte le questioni e ad essa viene conformata la programmazione nei vari settori. Basta leggerlo! Quanto, infine, alla copiosità del testo, dato in sé del tutto irrilevante, è ancora sbagliato affermare che il DUP di Corigliano consta di 450 pagine a fronte delle 80 pagine di quello di Rossano. Nel primo, infatti, risultano impaginate le linee di mandato, quelle di medio periodo, quadri del bilancio, il piano delle opere pubbliche ed altro; in quello di Rossano invece i documenti di riferimento vengono richiamati ed allegati separatamente. Basta sfogliarlo”. Per Candiano, quindi, l’obiettivo primario resta quello della conoscenza obiettiva. Informare più possibile i cittadini. Bisogna arricchire il dibattito politico. Invece che parlarsi attraverso i giornali, perché Corigliano e Rossano non iniziano a parlarsi da vicino? La verità, piuttosto, sembra essere un’altra. L’attuale amministrazione coriglianese non è molto convinta di portare avanti il progetto fusione con la vicina Rossano. E’ una scelta politica e sociale, più che economica. Si ha paura di Rossano. La subalternità verso i cugini bizantini è un retaggio che ci si trascina dietro da troppi anni. Una sorta di complesso di inferiorità. Rossano città degli uffici, Corigliano motore economico. A Corigliano ancora si pensa che si vuole la fusione perché si è perso il Tribunale. Con queste premesse cosa si può pensare di poter costruire insieme?

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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