Come da noi ampiamente anticipato lo scorso mese di febbraio, il porto di Corigliano sarà interessato, a breve, alla realizzazione di un hotspot.
Si tratta dei centri dove i migranti vengono portati subito dopo lo sbarco e sottoposti alla procedura di fotosegnalamento e agli interrogatori preventivi.
Lo ha annunciato ieri ministro degli interni Marco Minniti, parlando alla Camera sulla emergenza migranti. Quello di Corigliano non sarà l’unico hotspot che sorgerà in Calabria. Sul punto il ministro ha riferito che ne sorgeranno altri due nei porti di Crotone e Reggio Calabria.
E’ questa una delle misure che il governo italiano si appresta a varare per fronteggiare questo autentico esodo di gente proveniente dal continente africano, basti pensare che solo nei primi sei mesi dell’anno in corso sono oltre 85 mila i migranti giunti in Italia, e purtroppo il flusso è assolutamente inarrestabile.
Ricordiamo che nel febbraio scorso allorquando si era diffusa la notizia della realizzazione di un hotspot nell’area portuale coriglianese, il Movimento 5 Stelle aveva attaccato duramente il sindaco Giuseppe Geraci e l’assessore Marisa Chiurco i quali, a giudizio dei pentastellati, erano al corrente di questa decisione governativa e non avevano ritenuto opportuno informarne il consiglio comunale e la città.
Da allora da parte delle istituzioni locali sull’argomento è sceso il silenzio più assoluto, oggi, invece, il tema torna di stretta attualità perché, come detto, il ministro calabrese Minniti ha ampiamente riferito e motivato che l’hotspot verrà realizzato.
Gli hotspot sono centri di prima accoglienza per i migranti giunti in Europa via terra o via mare senza regolare permesso.
Questi nuovi centri, sostituiscono in Italia i vecchi Cie, centri di Identificazione ed espulsione, e sorgono nelle località più sensibili agli sbarchi clandestini, per cui concentrati nei porti di Calabria e Sicilia, mentre Catania è come base operativa regionale di Frontex, Ufficio dell’Asilo Ue e Europol che collaboreranno con le autorità italiane.
Con gli hotspot cambia il nome ma non la sostanza, in quanto rimangono centri per la detenzione dei cittadini stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno, dai quali lo straniero accolto non può, o almeno non potrebbe, uscire senza permesso e né ricevere visite di terze persone.
Negli Hotspot , la pemanenza dei migranti dovrebbe essere al massimo di 48 ore, ossia, il tempo necessario per effettuare una prima divisione tra migranti con diritto di asilo e clandestini.
Una volta sbarcati sulle coste italiane, i migranti saranno immediatamente trasferiti negli hotspot dove verranno curati, rifocillati, vestiti e, teoricamente entro 48 ore, smistati.
Lo smistamento nei nuovi hotspot immigrazione avverrà sulla base di chi ha i requisiti o meno per il diritto d’asilo, per cui le persone cui viene riconosciuto lo status di rifugiato per cui idonee a presentare la richiesta di permesso di soggiorno per asilo politico, verranno trasportate nei cosiddetti “hub aperti” dedicati, le altre invece, migranti economici e quindi clandestini, saranno mandati in “hub chiusi”.
Per quanto riguarda quello che dovrà essere aperto presso il porto di Corigliano cominciano a registrarsi le prime reazioni polemiche.