Una sorta di “pizzo bianco”, accanto a quello “classico”, che porta chi cade nel mirino della ‘ndrina rossanese a doversi “piegare” per ben due volte. È proprio questa, per come sancito dalla sentenza di primo grado del maxiprocesso antimafia “Stop”, la caratteristica della consorteria di Rossano, ossia la propensione “ad affiancare all’attività delittuosa in senso stretto (dall’estorsione allo spaccio di sostanze stupefacenti) attività economiche apparentemente lecite i cui profitti, in realtà, costituiscono pur sempre il precipitato della forza di intimidazione che promana dal gruppo”. Pertanto, per come si legge nelle motivazioni della sentenza emessa nei mesi scorsi dal Tribunale penale collegiale di Castrovillari all’esito del processo con il rito ordinario, “ne deriva che, nella realtà rossanese, il malcapitato gestore di un esercizio pubblico può essere costretto, contemporaneamente, a pagare sia il “pizzo” classico, ossia l’esborso periodico di una somma di denaro al fine di evitare ritorsioni, intimidazioni, danneggiamenti da parte degli appartenenti al sodalizio, sia altri servizi, dalla fornitura di caffè a quella della cartoplastica, al servizio di guardiania in caso di organizzazione di serate danzanti o similari”. Una caratteristica, questa, che per i giudici è “condivisa con il gruppo coriglianese”.(FONTE LA PROVINCIA DI COSENZA)