Terzo Megalotto della S.S. 106 (Sibari Roseto): dopo il via libera venuto dai “saggi” del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici l’apertura dei cantieri è ormai questione di tempo ma sul territorio interessato i “resilienti” non sono pochi e sembrano decisi ad andare fino in fondo, tanto da minacciare di passare attraverso la “piazza” e, se necessario, anche attraverso la giustizia ordinaria. Nessuno, almeno a parole, si dice contrario alla realizzazione dell’opera ritenuta essenziale per motivi di sicurezza e di isolamento del territorio, ma tutti si dicono preoccupati per le sorti di un territorio debole e fragile e già sottoposto al saccheggio della terra. Oltre al Comitato dei cittadini dell’Alto Jonio attestati da sempre sull’ipotesi del “raddoppio” dell’esistente che eviterebbe un’altra grave lesione alla poca “polpa” di cui dispone l’Alto Jonio e permetterebbe di risparmiare risorse preziose da poter utilizzare per mettere in sicurezza tutta la S.S. 106 fino a Reggio Calabria. Ma tra i più agguerriti sostenitori del “raddoppio” ci sono i componenti di R.A.S.P.A. (rete della associazioni per l’autotutela) che tornano a battagliare sulla questione mettendo sul banco degli imputati i sindaci che, secondo Raspa, avrebbero recitato due copioni diversi e contrastanti tra loro: uno con i propri cittadini a cui avrebbero assicurato tante belle cose e uno a Roma dove si sarebbero presentati…con il cappello in mano e “genuflessi” di fronte ai poteri forti della politica. «A parte Paolo Montalti e Giovanni Papasso sindaci di Villapiana e Cassano, due anime belle ed in completa buona fede, che credono agli ingegneri della ditta che dovrà realizzare i lavori quando sostengono che l’allargamento non è possibile per incompatibilità tra i materiali utilizzati sul vecchio tracciato con quelli che si utilizzerebbero oggi (?!), tutti gli altri rappresentanti politici locali, tanto di maggioranza che di opposizione, dove sono?». Se lo chiede Tullio De Paola, componente del Direttivo di Raspa che, dal momento che risiede a Villapiana, si limita a esaminare i presunti danni prodotti nel suo comune interrogando e facendo i nomi in particolare dei suoi amministratori più giovani (Michele Grande, Stefania Celeste e Rita Portulano): «L’opera con il più grande ed inutile (vista la possibilità del raddopio) impatto paesaggistico mai realizzata sul nostro territorio vi trova consenzienti? E tutti gli altri, quando vi affaccerete (tra vent’anni perché tanto ci vuole, chiacchiere a parte!) dal belvedere della Chiesa Madre e vedrete l’irreversibile deturpazione paesaggistica di cui sarete stati complici, vi sentirete soddisfatti dell’operato svolto durante il vostro primo mandato?» Ma il dottor De Paola ne ha anche per la Minoranza, per i Pentastellati, per i giovani Dem e per l’ex sindaco Roberto Rizzuto: «Un’Opposizione così attenta e scrupolosa come quella che siede in consiglio, in grado di fare le pulci alla Maggioranza su tutto, possibile che non si sia espressa sulla più grande opera pubblica che abbia mai interessato Villapiana?».
E De Paola chiude con un’immagine abbastanza inquietante: «Quando vi affaccerete dal balcone di casa e non vedrete più il mare e la costa e la pineta di Villapiana e di Sibari, ma un unico ininterrotto muro di cemento, asfalto e terra che scorre da Villapiana a Doria e vi ricorderete di non esservi mai opposti a questo scempio non sarete colti dal rimorso? Grazie in anticipo, comunque a chi, svegliandosi dall’apatia, vorrà fornire una risposta».