– Allora Sindaco, il Tar, rigettando la richiesta di sospensione del referendum, ha dato il via libera alla consultazione elettorale del 22 ottobre.
La parola ora passa ai cittadini. A prescindere dalla scelta del Sì o del No, crede che il voto sia un momento utile in questo grande e rivoluzionario processo per il quale sono chiamate a scegliere le Città di Corigliano e Rossano ed il territorio della Sibaritide?
Sicuramente si. Nel nostro comunicato di compiacimento per il risultato del rigetto della sospensiva, abbiamo definito l’appuntamento referendario come una Festa della democrazia. Quando i cittadini possono dire la loro è sempre importante, escono indicazioni sulle cose da fare. Peraltro la scelta della Fusione non può prescindere dall’apporto corale e collettivo delle due Comunità; non bastano le determinazioni delle Istituzioni o le posizioni della classe dirigente. Quindi avanti verso il 22 ottobre con un confronto franco e costruttivo, non importa se acceso.
– Lei, a prescindere dalle posizioni politico-istituzionali già a assunte e chiare, sul piano individuale e professionale è favorevole o contrario alla fusione? E perché?
Sono personalmente favorevole perché la questione del dimensionamento dei riferimenti territoriali è una questione ineludibile. Come è stato ed è in tutti i settori della vita sociale, economica e produttiva. Tutto cambia velocemente e nell’era dell’informatizzazione occorrono realtà grandi e riconoscibili. Il Governo di un territorio, sotto il profilo della infrastrutturazione e dell’erogazione dei servizi, diventa inevitabilmente più efficace ed è più facile porsi e proporsi come percettore di flussi finanziari per investimenti, che siano Comunitari, Nazionali e regionali. Rossano e Corigliano ne hanno avuto una piccola prova con l’Area Urbana, forma però che oggi deve essere superata perché insufficiente. La dimensione maggiore del territorio, l’accresciuta entità demografica incidono fortemente sulla capacità di essere interlocutore credibile e rilevante sul piano politico.
– In questi giorni, tra le tante perplessità che negli ultimi mesi ha fatto emergere il collega sindaco di Corigliano, Giuseppe Geraci, sempre più cauto e attendista sulla fusione, ha lanciato la provocazione per la quale, in caso di fusione dei due Municipi, Corigliano metterebbe i soldi e Rossano i debiti. Che cosa c’è di vero in questa affermazione? Qual è lo stato di salute delle casse del Comune di Rossano?
Assolutamente nulla. E non capisco perché ci si sia prestati al gioco di alimentare queste voci, se non per offrire pretesti alle strumentalizzazioni di chi il progetto di fusione vuole combatterlo. Gli atti contabili sono pubblici e conoscibili e peraltro passano al vaglio di controlli interni ed esterni. Inoltre non più tardi di qualche settimana fa il Consiglio Comunale ha verificato la permanenza degli equilibri di bilancio, procedendo per di più al riconoscimento dei debiti derivanti da sentenze di condanna, sostanzialmente azzerandoli, cui è stata garantita la copertura finanziaria con l’avanzo di amministrazione libero derivante dal consuntivo 2016. E poi, Rossano ha una ricchezza patrimoniale incredibile, su cui possono fondarsi programmi di sviluppo seri e duraturi. Se vuole sapere per intero tutto il mio pensiero, credo che tutto ciò sia piccola e risibile cosa rispetto alla portata ed all’importanza della Fusione che – se realizzata – porterà semmai grandi benefici economici e finanziari.
– Sulla fusione c’è un fronte del no, ben individuato, uno del sì che sta lavorando da tempo e che sembra essere più motivato e radicato. Poi c’è una cosiddetta zona grigia, quella degli attendisti, dei dubbiosi e degli indecisi, tra questi c’è Geraci. Ma non solo Geraci. Da tempo, il consigliere regionale Orlandino Greco si è schierato sulle stesse (o quasi) posizioni del Sindaco di Corigliano, ammonendo, da ultimo, sull’inesistenza di un potere occulto cosentino che starebbe tramando alle spalle della fusione. Pensa che Greco abbia ragione?
Sinceramente delle presunte trame cosentine e di quel che pensa il Consigliere Greco o altri sul punto, non mi interessa proprio nulla. L’errore del passato è stato proprio quello di coltivare in maniera distorta taluni legami. Noi dobbiamo pensare a noi ed al nostro territorio e diffidare di consigli non richiesti che vengono da fuori. Devo dire anche – per onestà – che in questa vicenda abbiamo fin qui trovato ambienti politici ed istituzionali di altro livello, con posizione assolutamente costruttiva e collaborativa, come il Governatore Oliverio che ha differito su nostra indicazione la data del Referundum ed i Consiglieri regionali della Commissione e dell’intero Consesso che hanno licenziato in tempi brevi e grande consenso i provvedimenti di loro competenza. Sono in tanti che hanno capito che dall’ operazione può trarre beneficio l’intera Calabria, perché questa porzione di territorio può candidarsi a fare da traino.
– Sempre Orlandino Greco è tra i fautori dell’introduzione del quorum al Referendum consultivo, tanto che ha promosso, insieme al Presidente della Prima commissione regionale, Franco Sergio, una modifica urgente alla Legge regionale. Ovviamente prima che si giunga alla consultazione elettorale del 22 ottobre. Perché tutta questa premura? E soprattutto il quorum potrebbe rappresentare un’insidia per la fusione?
Devo dire che è un argomento che non mi appassiona. E tecnicamente non trova alcun fondamento. Siamo in presenza di un referendum meramente consultivo; quindi la lettura degli esiti è tutta politica. La proposta di modifica del quorum in questo momento mi insospettisce, perché è assolutamente controcorrente rispetto alle tendenze dei giorni nostri, in cui l’affezione alle urne dei cittadini si va sempre più riducendo e da altre parti si propone – al contrario – l’abolizione del quorum costitutivo per il Referundum abrogativo previsto in Costituzione. L’attuale normativa regionale è coerente con tale quadro e solo di recente è stata modificata in tal senso. Che cosa ha fatto cambiare idea a qualche consigliere regionale? Ancor di più, perciò, mi sembra un diversivo. Piuttosto credo che siano altri i punti da riformare per garantire che le Fusioni riescano facilmente e senza contraccolpi, specie se riguardanti Comuni grandi come Corigliano e Rossano. Su questo possiamo lavorare in sinergia con Corigliano e con la Regione. Il proponente della legge On.le Graziano si è già dichiarato assolutamente disponibile.
– Al netto delle posizioni, la macchina elettorale è già avviata, in questo mese e mezzo come intenderete approcciarvi alle due comunità? Si farà promotore di cercare un punto d’incontro (inevitabile) con il Sindaco Geraci per avviare una campagna di informazione su
quello che sarà o potrebbe essere il nuovo assetto territoriale?
Garantire il regolare svolgimento della consultazione referendaria è un preciso dovere dei Sindaci e non solo nel far funzionare la macchina elettorale, ma anche per garantire la piena informazione e gli idonei spazi di dibattito per tutti. Come sempre ho fatto in questo anno, con alterne fortune, proverò a sintonizzarmi con Geraci, perché mai come in questo caso si deve procedere d’intesa.
– Perché, infine, votare sì per la fusione di Corigliano-Rossano?
Mi pare di averlo già detto quando ho espresso le mie ragioni personali per un voto favorevole. Ma con un linguaggio fuori dai tecnicismi e dal politichese penso che chiederò a i cittadini di Rossano e di Corigliano se sono contenti oppure no di quel che questo territorio ha avuto negli ultimi vent’anni o se non hanno motivo di lamentarsi per quel che è stato loro tolto. Non è difficile prevedere la loro risposta. Ed allora dirò loro che il si è per il cambiamento ed il no è per la conservazione. Non coltiviamo solo una speranza, ma la legittima ambizione ad esprimere le nostre potenzialità che – mi creda non sono poche.
(fonte: La Provincia di Cosenza)