La fusione tra Corigliano e Rossano è stata al centro della discussione che si è tenuta ieri a Corigliano Calabro alla presenza del consigliere regionale della Calabria Orlandino Greco. Durante l’incontro, voluto e organizzato dal consigliere comunale Gioacchino Campolo e che ha visto la presenza di numerosi cittadini, oltre all’intervento tecnico dell’avvocato Graziella Algieri, si è ampiamente argomentato sulle opportunità offerte dalla fusione, ma anche sulle tante incognite che stanno accompagnando questo processo fondamentale per il futuro delle comunità coinvolte. Di fatto, l’attuale legge regionale che riguarda le fusioni tra i comuni, come dimostrato anche da quanto accaduto con i Casali del Manco, non è in grado di garantire adeguate certezze sia dal punto di vista del rispetto della volontà democratica sia per ciò che concerne la stabilità economico-patrimoniale dei nuovi enti. Da più parti sono invece arrivati apprezzamenti per la proposta di legge sul tema presentata proprio dal consigliere Greco insieme al collega Franco Sergio che, visti anche i pareri positivi espressi da illustri studiosi della materia, introdurrebbe un nuovo modello normativo in grado di essere da esempio per le altre regioni. Tra le altre cose, la proposta di legge prevede, prima della consultazione referendaria obbligatoria, l’elaborazione da parte dei comuni coinvolti di un’ipotesi di bilancio in grado di garantire prova di sostenibilità, di una bozza di statuto che lasci intravedere le giuste regole di funzionamento democratico del nuovo comune, e di una idea concreta dell’organico che dovrà essere il più funzionale possibile alla nuova struttura amministrativa. Corigliano e Rossano sono vicine ad un momento di svolta per la propria storia e tutti devono correre nella stessa direzione per costruire il comune unico, ma è indispensabile affrontare il percorso avviato con le adeguate garanzie amministrative, economiche e democratiche. Tutti i presenti si sono detti favorevoli alla fusione, ma hanno sottolineato come prima di procedere all’indizione del referendum sarebbe opportuno una legge regionale che presenta troppi dubbi e vuoti normativi.