In ogni caso, è corsa contro il tempo. Sono due i mesi concessi dalla Commissione per adottare provvedimenti riparatori. Nello specifico, Bruxelles ha constatato gravi irregolarità per quanto riguarda varie operazioni. Dalla relazione dell’autorità di Audit del 20 febbraio 2015 emergono infatti irregolarità sull’ammissibilità delle spese, sulle norme relative alla pista di controllo e sugli strumenti di ingegneria finanziaria. Nello specifico, per quanto riguarda il “Fondo di garanzia microcredito” e il “Fondo di garanzia occupazione”, «l’accordo di finanziamento non comprende una strategia di investimento, una politica relativa all’uscita degli investimenti e disposizioni di liquidazione e pertanto non è conforme alle prescrizioni dell’articolo 43 del regolamento comunitario». Manca, inoltre, «una politica relativa all’uscita degli investimenti».
Tutte anomalie riconosciute dalle autorità italiane in una lettera inviata alla Commissione lo scorso 12 maggio. Da Roma il messaggio inviato è chiaro: meglio procedere a una decertificazione degli importi non ammissibili nella successiva domanda di pagamento. Cosa che è realmente accaduta, con i tecnici della Commissione che hanno conteggiato somme non ammissibili per oltre 10 milioni.
Fin qui le manovre per cercare di salvare il salvabile. Adesso la partita si sposta tutta in Calabria. Ci sono sessanta giorni per dimostrare di essere riusciti a cambiare rotta, dopo i recenti insuccessi, nella gestione delle risorse comunitarie. (FONTE IL CORRIERE DELLA CALABRIA)