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Sono passate due settimane dalla nascita del nuovo comune, e mentre gli uffici fanno fatica a dare anche le risposte più elementari – un po per responsabilità delle amministrazioni uscenti, un po’ per la legislazione blanda che lo ha permesso – leggo invece di grandi passi avanti dell’Enel nel progetto Futur-E, illustrati al commissario.
Enel non ha storicamente alcuna propensione ad approvare “cose” in assenza di rappresentanza democratica e del consenso del territorio, è diverso: Enel ha un vero e proprio debole passionale per i commissari, qualcosa che va oltre la comprensione umana, non resiste.
Ecco perché, dopo il silenzio tombale di mesi e l’indifferenza a tutti i richiami formali ed istituzionali, comprese due delibere di Consiglio Comunale, spuntano fuori due progetti per la centrale.
Lo so, lo capisco, mi metto nei panni di un’Azienda come Enel. Storicamente dalle nostre parti non c’è mai stato bisogno di grosse manfrine per fare le cose. Per convincere gli amministratori è sempre bastato offrire qualche posto di lavoro “in gestione”, e quando ciò non è bastato, ecco spuntare un commissario a fare il lavoro sporco. Oggi il problema dell’occupazione ha raggiunto livelli tanto drammatici da rendere la nostra terra una preda ancor più facile da prendere.
Non può non essere per questo contesto che l’azienda energetica è convinta di poter inventare un concorso di idee per coinvolgere il territorio, ma senza che il territorio possa né esprimersi né conoscere i progetti in gara; non può non essere per questo che è convinta di poter dire, ad un tavolo formale coi capigruppo del Consiglio Comunale, che il piano di caratterizzazione del sito esiste e che non evidenzia alcuna criticità (sarebbe un caso da studiare nelle Università) però nel frattempo questo piano non viene né mostrato agli amministratori né inviato agli uffici comunali; è per le stesse ragioni, probabilmente, che l’azienda ritiene di potersene fregare della convenzione del 1993 con il Comune di Rossano (revamping), dell’accordo del 2015 sempre con il nostro Comune, che le imponeva di inviare dei report semestrali sulle attività di messa in sicurezza del sito; di potersene fregare di tutte le delibere del Consiglio Comunale e così via. In poche parole Enel sembra convinta di agire non tra il Crati ed il Trionto, ma in un luogo immaginario, spesso evocato dagli adolescenti, impropriamente chiamato “Papuasia”.
Nulla a che vedere col rispettabile stato della Nuova Papua Guinea, dal quale deriva il nome di cui siamo pretestuosamente appropriati: la Papuasia a cui faccio riferimento (ed in cui sembrano sbarcare di tanto in tanto i responsabili Enel) è quel luogo immaginario, spesso evocato dagli adolescenti, nel quale non esistono regole né tanto meno Istituzioni degne di questo nome, abitato da selvaggi o da scemi del villaggio ignoranti o, nel migliore dei casi, in vendita al miglior offerente. Solo in un luogo del genere si possono raccontare barzellette come quelle che stiamo sentendo e leggendo in questi mesi sulla centrale di Sant’Irene.
Qui il punto non è tanto se Enel decide di dismettere un impianto termoelettrico per vendere a chi produce alghe, cicoria o liquirizia: con determinati criteri, va bene tutto.
Qui il punto è che il futuro del sito di Sant’Irene riguarda il futuro della città di Corigliano-Rossano e dei suoi figli, per cui Enel deve aprire le fantomatiche scatole chiuse di Futur-E ed avviare immediatamente una discussione, a carte scoperte, su quali sono le prospettive reali del sito e su tutti i potenziali progetti: cosa prevedono; se sono realizzabili; quanti soldi servono; chi ce li mette; che impatto avranno; quanti posti di lavoro creeranno; quali ricadute avrebbero. Insomma, un punto di partenza da paese civile.
Oggi che non ci sono i consigli comunali, l’Enel ha l’obbligo di rapportarsi con le associazioni di categoria, i sindacati, le associazioni di cittadini, parlamentari e consiglieri regionali del territorio, tutte quelle compagini sociali, istituzionali e culturali che rendono la sibaritide diversa da quel luogo immaginario in cui crede di essere Enel che abbiamo impropriamente chiamato Papuasia.
Se in questa discussione non si vorrà tirare in ballo gli ex consiglieri comunali, ce ne faremo una ragione, ma se Enel pensa di levarsi l’impiccio con qualche chiacchierata nel chiuso delle proprie stanze, qualche occhiolino al burocrate di turno ed un paio di comunicati stampa, allora in qual caso temo che ci saranno ex consiglieri che non staranno a guardare. Certamente non sarà così, pertanto attendiamo fiduciosi risposte concrete e trasparenti da parte di Enel.